Il Manifesto
Editoriale
ANNA DONATI (*)
Al ministero per le infrastrutture continuano a dare i «numeri» per dimostrare che il piano delle grandi opere è partito. Ma adesso che siamo alle strette con la manovra economica 2005-2008, il ministro Lunardi implora 7,2 miliardi di euro, altrimenti le infrastrutture resteranno al palo. Del resto che i conti non tornino lo ha dimostrato anche l’Ance: il Cipe ha già approvato grandi opere per 39,1 miliardi di euro, ma le risorse effettivamente disponibili sono solo 17 miliardi di euro, provenienti da risorse pubbliche, Ispa e concessionarie autostradali. Mancano quindi all’appello 22 miliardi di euro per opere già approvate mentre sono in corso di approvazione altre infrastrutture per almeno 8 miliardi di euro.
E’ proprio lo stato disastroso delle risorse disponibili che ha indotto Lunardi ad avanzare la proposta di pedaggiare 4.200 km di strade statali per fare cassa. Una proposta sbagliata per tre ragioni. Primo, perché non è finalizzata a nessuna strategia ambientale per scoraggiare il traffico motorizzato e reinvestire nei trasporti sostenibili. E’ il caso di Londra, dove il salatissimo pedaggio di accesso all’area centrale ha ridotto sensibilmente il traffico privato e la congestion charge viene continuamente reinvestita nell’ammodernamento del trasporto pubblico per offrire ai cittadini alternative credibili all’automobile.
Secondo, è ingiusto far pagare ai cittadini l’attuale disservizio sulle strade statali dove, code, scarsa manutenzione e punti neri, sono il risultato di tagli continui alle risorse da destinare alla rete locale. Diverso sarebbe il discorso di pedaggiare, una volta ammodernata, la Salerno-Reggio Calabria. Un’ipotesi corretta, ma stiamo parlando comunque di 450 km e non di 4.200 km di strade.
Terzo, è inaccettabile che si chieda di incassare tariffe sulle strade statali per realizzare grandi ed inutili opere strategiche come il Ponte sullo Stretto, l’Alta Velocità Torino-Lione o grandi autostrade come la Pedemontana Lombarda, l’autostrada della Maremma e la Fiumicino-Formia.
Autostrade sbagliate che aumenterebbero solo il traffico motorizzato di transito, mentre l’alternativa è proprio nell’adeguamento delle strade statali al servizio delle comunità locali. Basti pensare al caso dell’Aurelia, dove sono i Verdi e le Associazioni ecologiste a proporne un rapido potenziamento, in alternativa all’autostrada, anche mediante un pedaggio intelligente che faccia pagare il traffico di transito e non il traffico locale.
Ma forse il ministro non si è accorto che anche dopo le elezioni amministrative del 2004 alcune realtà sono cambiate. Lo dimostrano la nuova giunta della provincia di Milano che ha bocciato il progetto preliminare di Brebemi, il nuovo sindaco di Capalbio Lucia Galli che ha già messo ai voti in consiglio comunale una delibera favorevole all’adeguamento dell’Aurelia in alternativa all’autostrada della Maremma o la determinazione con cui il Sindaco di Villa San Giovanni si oppone al progetto di Ponte sullo Stretto.
Scarsità di risorse, impatto ambientale, progetti alternativi ed opposizioni locali dovrebbero indurre il ministro Lunardi non a proporre ingiusti balzelli sulle strade statali, ma a ridimensionare radicalmente il piano delle grandi opere strategiche. Anziché allungare la lista come viene fatto nel Dpef 2005-2008. Serve una selezione basata su criteri trasparenti e leggibili, sull’uso efficiente delle risorse, che punti al riequilibrio modale ed ai trasporti sostenibili, aprendo un dialogo serrato con le Istituzioni locali. Questa è l’unica strada utile.
* Senatrice dei Verdi