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Mobilità, infrastrutture, ambiente: la transizione giusta per la sostenibilità

Di Pietro all’attacco del vertice Anas

28 Giugno 2006

Il Sole 24 Ore

Manager denunciati per falso in bilancio: «Vanno cambiati» – Chiesto il commissario per l’Ente Bargone resta in pole position

Giorgio Santilli

ROMA – Non fa nomi Antonio Di Pietro, ma spara una raffica di bordate che potrebbero travolgere in poche ore il vertice Anas. Nelle due audizioni di fronte alle commissioni Lavori pubblici della Camera e del Senato, il ministro delle Infrastrutture ha annunciato ieri di aver presentato denuncia alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica di Roma per «false comunicazioni sociali» e «falso in bilancio» a carico degli amministratori dell’Anas (probabilmente verso il solo presidente Vincenzo Pozzi perché – ha detto – «i consiglieri non erano stati messi a conoscenza di questa situazione»). Ha aggiunto di aver inviato al ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e al presidente del Consiglio, Romano Prodi, una richiesta di commissariamento della società. «Occorre valutare – ha detto Di Pietro – se le risorse che mancano all’Anas per evitare di portare i libri in tribunale e mantenere aperti i cantieri possano essere consegnati allo stesso management che ha gestito questa situazione o se prima va cambiato il management».
Per il ruolo di commissario o amministratore unico, resta in pole position Antonio Bargone, voluto da Di Pietro; ma a Palazzo Chigi si farebbero nomi alternativi.
Di Pietro ha anche detto che occorre capire di chi siano le responsabilità politiche. «Chi è stato il dominus di questa situazione?», ha chiesto facendo intendere – ma non dicendo – che la questione potrebbe finire nei prossimi giorni anche al Tribunale dei ministri.
La risposta dell’Anas non si è fatta attendere: la società dice in una nota che ha «sempre rispettato le leggi» e non ha mai cantierato opere senza copertura finanziaria. Definisce «non veritiere» le informazioni fornite da Di Pietro sulla contrattualizzazione di impegni per 19 miliardi. Quanto alle dimissioni, che Pozzi si dice pronto a dare subito, il presidente dell’Anas si chiede tuttavia «se queste dimissioni non rischino di comportare un danno per lo Stato, visti i tempi stretti dell’operazione in corso tra Autostrade e Abertis». Per giovedì sarà convocato d’urgenza un consiglio di amministrazione che dovrebbe in primo luogo ribadire la correttezza del proprio operato e poi considerare se rimettere il mandato o meno.
Tre le contestazioni sui conti che Di Pietro muove all’Anas. La prima è di aver riutilizzato parte dei residui passivi esistenti al momento della trasformazione in spa per finanziare nuove opere quando quei fondi erano già impegnati per opere precedenti. Si tratterebbe dei 4.475 riprogrammati nel 2003 «perchévincolati a opere non più attuali». Peccato – dice il ministro – che di quei 4.475 milioni, 3.763 fossero in realtà vincolati a opere in corso mai sospese. «Èstata così posta in essere – ha detto Di Pietro – una duplice attività con le stesse risorse, con il risultato di aver assunto impegni per 19 miliardi con una copertura per 15,5 miliardi». Sono questi i 19 miliardi poi smentiti dall’Anas.
La seconda contestazione è di aver nascosto il livello di indebitamento effettivo, che risulterebbe superiore all’attivo patrimoniale netto, «ipotesi per cui si va dritti con i libri in tribunale». Da qui la necessità di rifinanziamento, avanzata all’Economia.
Ultima contestazione, i 3,5 miliardi pagati ai vecchi amministratori «per consulenze non effettuate e liquidazioni non dovute» con l’obiettivo di «favorire un allontanamento dei vecchi amministratori». Il vecchio cda era presieduto da Giuseppe D’Angiolino.
Su questo dossier indagheranno ora la procura della Corte dei conti per le responsabilità contabili e la Procura di Roma per quelle penali. Il dossier è arrivato sul tavolo del procuratore Giovanni Ferrara.
Già furioso, invece, lo scontro politico. «Le affermazioni del ministro Di Pietro – ha detto Luigi Grillo (Fi) – sono un misto di irresponsabilità e superficialità. Prima di parlare di dissesto dell’Anas avrebbe dovuto verificare con amministratori e azionisti la reale situazione dell’azienda, si sarebbe probabilmente risparmiato una brutta figura». Di segno opposto le considerazioni di Ermete Realacci e Anna Donati, presidenti delle commissioni Lavori pubblici di Camera e Senato. «La situazione è gravissima, Lunardi non poteva non sapere», ha detto Realacci. «Allarmante» per Donati l’informativa del ministro sulle irregolarità nei bilanci. «La commissione Lavori pubblici – ha detto Donati – intende intraprendere azioni conoscitive per meglio approfondire la gravità della situazione e definire un quadro di regole chiare per il futuro dell’Anas».

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