XIV legislatura
Seduta n. 636
Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2004, n. 159, recante misure urgenti per favorire la ristrutturazione ed il rilancio dell’Alitalia (3011)
Dichiarazione di voto.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, Ministri, la storia dell’Alitalia è la storia di un’azienda pubblica che ha accumulato inefficienza, incapacità di competere sul mercato, che ha fatto la scelta sbagliata di puntare in Italia su due hub, a partire da Malpensa.
A questo si deve aggiungere la crescita delle compagnie low cost e una strategia aggressiva e di alleanze di altri grandi vettori, che hanno prodotto anche il risultato dell’accordo fallito di KLM con Alitalia. A questo si è aggiunta la crisi dell’11 settembre e le strategie successive, dirette e indirette, attive o passive, comunque di sostegno da parte di diversi Governi nazionali rispetto alle proprie compagnie di bandiera.
Vi è poi una storia più recente in questa crisi cronica della nostra compagnia di bandiera, ed è la storia che dal novembre 2003 ha investito anche il nostro Parlamento, con la presentazione, all’attenzione delle Commissioni, di due decreti (uno contenente linee guida per un piano industriale, e l’altro un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la privatizzazione dell’Alitalia) che lo stesso Governo, dopo aver approvato in Consiglio dei ministri, ha poi chiesto alle Commissioni di non discutere, e quindi di accantonare, pur senza mai ritirare i due provvedimenti.
A questo si deve aggiungere il rifiuto dell’ex ministro dell’economia Tremonti di discutere con le Commissioni competenti di questi piani e l’assenza totale del ministro delle politiche dei trasporti e delle infrastrutture Lunardi, che non ha mai avanzato proposte in ordine alla politica complessiva dei trasporti, nella quale anche il trasporto aereo deve assolutamente essere inquadrato, per consentirgli una strategia di efficienza che sia coerente con le politiche degli altri settori del trasporto.
Faccio due esempi. Sarebbe stato molto più accettabile che la strategia di sostegno all’Alitalia fosse pagata con le risorse di Fintecna, piuttosto che accedere ad altri fondi pubblici, che non faranno altro che aumentare il disavanzo, invece di destinarle per 2,5 miliardi a sostenere un inutile Ponte sullo Stretto che sarà soltanto concorrenziale con il cabotaggio e il trasporto aereo.
Oppure, si poteva cambiare la strategia del sostegno diretto o indiretto agli aeroporti regionali, che crescono ovunque e sono un altro modo, molto concreto, di non sostenere un traffico aereo efficiente, modificando una strategia continua di competizione interna che non ha prodotto alcun risultato.
Si è registrata quindi una grave assenza, oltre che dell’ex Ministro dell’economia e delle finanze, anche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che non ci ha mai consegnato delle strategie di politica dei trasporti entro cui collocare anche quella del traffico aereo. A questo si sommi la mancata riforma dell’aviazione, che ancora pende. (Richiami del Presidente).
Per tali ragioni, anche noi riteniamo che questo prestito ponte rappresenti solo un piccolo tassello di una grande strategia, una misura condivisibile ma che è solo una piccola cosa rispetto a un complesso di provvedimenti che ancora aspettiamo.
È quindi soltanto per senso di responsabilità che voteremo a favore, perché riteniamo che valga la pena salvare la compagnia di bandiera evitandone il fallimento o la svendita, ma che da solo questo non basterà assolutamente. Esprimiamo quindi un voto favorevole soltanto in attesa che arrivino tutti gli altri provvedimenti che, soli, possono costituire la base di un effettivo piano di ristrutturazione e di rilancio della nostra compagnia di bandiera.