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Donati (Verdi): “In Italia, dal punto di vista ambientale, c’è un’emergenza città”
di Italo Arcuri
“In Italia abbiamo delle città mal servite, degradate, dotate di poco verde, a ridosso di tangenziali. Se possiamo vantare, senza alcun dubbio, straordinari centri storici, allo stesso modo, abbiamo, rispetto alle principali città europee, una periferia decisamente peggiore e di scarsa qualità. E’ ovvio che, quando un cittadino, con già tanti problemi di prospettiva, di occupazione, di precarietà, di identità, è inserito in un contesto di vivibilità degradato, tutto questo, non può aiutare l’integrazione, la sicurezza, la tolleranza e la civiltà”. E’ quanto afferma Anna Donati, senatrice e capogruppo dei Verdi in Commissione lavori pubblici, a proposito della discussione che si è aperta anche in Italia attorno alle periferie, nell’intervista al nostro giornale.
Senatrice Donati, come sta in salute l’ambiente italiano?
“Siamo sicuramente, direi purtroppo, regrediti. In Italia, la cultura e la sensibilità verso l’ambiente non è ancora un fatto acquisito. Il fatto che l’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del cibo siano un elemento preoccupante è una condizione assolutamente recente. Non dimentichiamo che il ministero dell’Ambiente è del 1986. Il dato negativo e recente è che i successi degli ecologisti italiani non sono mai stati consolidati e, in particolare, negli ultimi cinque anni di governo Berlusconi, abbiamo fatto un autentico passo indietro: le bonifiche dei siti inquinati non sono avanzate; le nostre città sono costantemente in emergenza anti-smog; abbiamo fatto forse qualche passo in avanti nella sicurezza alimentare ma le insidie che vengono dagli Ogm sono comunque numerose. Le nostre coste continuano ad essere aggredite e i condoni edilizi approvati in questi anni aiutano la cementificazione invece che il rispetto delle regole, mentre precedentemente avevamo un po’ invertito la rotta – si pensi, ad esempio, all’abbattimento degli ecomostri – cioè cominciava a cambiare una cultura in concreto e non solo nelle parole, nelle leggi o nelle risorse. Tutto questo purtroppo si è fermato e l’aspetto che voglio sottolineare più di tutti è l’emergenza città, che sono costantemente fuori legge per il superamento dei livelli di inquinamento da traffico e nonostante che sia un dato certo, certificato, i provvedimenti e le misure, incluse anche in questa finanziaria, non vanno nella direzione di aiutare le città ad offrire ai cittadini delle credibili alternative alle auto private. Quindi, una situazione grave di fronte alla quale il governo non sta mettendo in moto quelle misure che andrebbero prese per invertire questa tendenza negativa”.
C’è odor di mafia sul progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto?
“Il tema della mafia e il progetto del Ponte sullo Stretto è ovvio che tendono ad avanzare insieme. Devo dire che noi Verdi abbiamo contestato il progetto aldilà degli aspetti di possibili infiltrazioni mafiose, perché abbiamo ritenuto che fosse un progetto che non serve alla mobilità dei cittadini dello Stretto e più in generale nel rapporto tra il continente e la Sicilia. Abbiamo dimostrato gli elevati impatti ambientali e che le infrastrutture di accesso, penso alla Salerno-Reggio Calabria o a buona parte del binario unico tra Palermo e Messina, sono un contesto inaccettabile su cui calare un progetto cosi ambizioso e superbo, per cui tutto diventa un grande spreco di risorse pubbliche. E’ evidente che un progetto calato in quelle realtà, con quelle caratteristiche di movimentazione terra, di insediamento territoriale, di lavori che dovranno essere svolti, si presta in modo straordinario, come le inchieste hanno dimostrato, a infiltrazioni mafiose. Su questo ci auguriamo che vengano comunque messe in moto tutte le misere necessarie per evitare tutto questo; ma il vero obiettivo è evitare che parta anche una sola pietra del progetto, perché le incognite tecniche, ambientali e finanziarie, nonché l’inutilità del progetto, sono assolutamente certe”.
La Finanziaria, approvata oggi dal Senato, peggiorerà o migliorerà le condizioni ambientali del nostro Paese?
“Purtroppo continua questa corsa negativa, nel senso che vi sono tagli ovunque e in particolare anche ai temi ambientali, nonostante ne venga riconosciuta l’urgenza. La logica dei tagli sistematici a tutti ha un sacco di deroghe ma questo purtroppo non vale per i temi ambientali. Si pensi al campo della mobilità e delle infrastrutture, tanto per fare un esempio, si taglia in modo selvaggio all’Anas e alle ferrovie per adeguare e sistemare la rete esistente, che è un fatto fondamentale di sicurezza dei cittadini, e lo si fa per risparmiare qualche risorsa da destinare all’avvio molto elettoralistico e propagandistico di qualche grande opera pubblica, ad esempio penso all’alta velocità tra Milano e Genova. Quindi, si taglia all’ordinario per fare cose straordinarie e sbagliate. In tutto questo le città non hanno avuto un euro in più, anzi sono state tagliate, penso all’ammodernamento degli autobus risorse fondamentali per migliorare il parco mezzi che si muove nelle nostre città. Una strategia, perciò, che punta solo sulle grani opere, che taglia la manutenzione, la gestione e l’efficienza delle infrastrutture che abbiamo e dimentica in modo totale le città”.
Le periferie francesi bruciano. Secondo lei c’è il rischio che il fenomeno avvenga anche in Italia?
“Io mi auguro di no e mi auguro che sappiamo mettere in moto utili azioni per prevenire l’esplosione dell’incendio francese. Non c’è dubbio che abbiamo delle città mal servite, degradate, dotate di poco verde, a ridosso di tangenziali e infrastrutture non mitigate e inserite nel territorio. Se possiamo vantare, senza alcun dubbio, straordinari centri storici, allo stesso modo, abbiamo rispetto alle principali città europee, una periferia peggiore e decisamente di scarsa qualità. E’ ovvio che, quando un cittadino, con già tanti problemi di prospettiva, di occupazione, di precarietà, di identità, è inserito in un contesto di vivibilità degradato, tutto questo, non può aiutare l’integrazione, la sicurezza, la tolleranza e la civiltà e questo è sicuramente un mix destinato a dare anche in Italia dei problemi. Anche in questa finanziaria, i tagli agli enti locali, nell’ordine del 20%, e che vengono alla fine di molti anni di tagli, peggioreranno non solo gli investimenti di riqualificazione del territorio, ma ridurranno gli aiuti ai cittadini e le fasce più povere ne pagheranno i prezzi più elevati. Mi auguro che ciò non accada, ma temo che una strategia di questo genere possa alimentare un fenomeno simile a quello francese.”