Tagli alle spese militari nella legge Finanziaria. E’ la richiesta avanzata oggi da sedici senatori dell’Unione in una lettera aperta a Romano Prodi
Tagli alle spese militari nella legge Finanziaria. E’ la richiesta avanzata oggi da sedici senatori dell’Unione in una lettera aperta a Romano Prodi.
L’iniziativa promossa dal sen. Gianpaolo Silvestri (Verdi – Pdci) è stata sottoscritta, fra gli altri, dei senatori Salvatore Bonadonna, Mauro Bulgarelli, Armando Cossutta, Loredana De Petris, Anna Donati, Nuccio Iovene, Luigi Malabarba, Francesco Martone, Manuela Palermi. I firmatari richiamano l’attenzione del governo sull’attuazione dei punti del programma che prevedono la riduzione delle spese militari. In un momento di difficoltà in cui il Paese necessita di maggiori risorse economiche, il taglio alle spese militari rappresenta, oltre ad un buon investimento, una saggia operazione di pace.
“Caro Presidente – scrivono i sedici parlamentari – il programma di governo dell’Unione 2006-2011 ha tre riferimenti alla necessità di politiche di disarmo (pag.90, 91, 109). La spesa militare mondiale ha raggiunto livelli molto allarmanti, avvicinandosi pericolosamente ai record della guerra fredda. L’Italia è al settimo posto, con una spesa pro capite di 468 $. Seconda nelle esportazioni mondiali di armi leggere, come ha ricordato l’ Herald Tribune dello scorso 6 settembre, e con ingiustificati acquisti di armamenti, come la portaerei Conte di Cavour (quasi un miliardo di euro, sistemi d’arma esclusi), dieci nuove fregate (3,5 miliardi di euro), 121 caccia Eurofighter (oltre 6,5 miliardi di euro): da soli rappresentano l’1% del nostro Pil. La spesa per armamenti e’ spesa di morte”.
“In occasione della prossima legge Finanziaria, e a favore della spesa socialmente utile – concludono gli esponenti dell’Unione- ti chiediamo di voler dare un segnale di svolta anche in questo settore: riducendo per il 2007 le spese per armamenti dell’Italia e prendendo l’iniziativa in sede Ue, con lo stesso giusto impegno per mettere fine alla guerra in Libano, perché le Nazioni Unite avviino una nuova stagione di disarmo multilaterale”.