Mobilità, infrastrutture, ambiente: la transizione giusta per la sostenibilità

Tav, sarà tregua olimpica? Intervista ad Anna Donati

1 Dicembre 2005

www.aprileonline.info

La Bresso apre ai comitati che bloccano i cantieri in Val di Susa.

Intervista alla senatrice verde Anna Donati che illustra un’ipotesi alternativa.

A Venaus centinaia di dimostranti anti-Tav hanno trascorso la notte all’addiaccio e hanno bloccato le ruspe che avrebbero dovuto iniziare i lavori preparatori per il cantiere d’avvio per la nuova linea ferroviaria in Val di Susa. Echi della nuova giornata di mobilitazione sono arrivati fino a Bruxelles. Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte, infatti, ha aperto uno spiragli al movimento no-tav: “Chiederò a Loyola de Placio, coordinatrice Ue del corridoio che comprende la Lione-Torino, di sospendere i lavori della Tav in coincidenza delle Olimpiadi, da metà gennaio a metà marzo. L’ipotesi di ‘tregua olimpica’ semplicherebbe molto una trattativa che potremmo condurre con le popolazioni locali”. Secondo la Bresso, infatti, potrebbe “essere installato il cantiere e poi, eventualmente sospeso. Ciò permetterebbe una verifica, anche grazie ad esperti indipendenti europei sul tutte le preoccupazioni avanzate dagli abitanti della Val di Susa”. Le parole del Presidente della Regione, però, non affrontano il tema più generale delle grandi opere e della Torino-Lione in particolare.

Per la verde Anna Donati “le vicende della Val Susa sono il risultato e le conseguenze della formulazione della legge-Obiettivo sulle infrastrutture (legge –obiettivo Lunardi sulle grandi opere del 443 del 2001 n.d.r). La legge, infatti, riduce la valutazione di impatto ambientale al progetto preliminare e non prevede la possibilità di successive valutazioni di impatto ambientale in corso d’opera o sul progetto definitivo. Inoltre per legge si esclude la possibilità che gli enti locali e i cittadini possano esprimere la propria opinione in merito alle opere infrastrutturali. La carenza di democrazia e partecipazione è, quindi, parte e conseguenza dell’applicazione della legge-obbiettivo”. Senatrice, la mancanza di democrazia e partecipazione è, quindi, uno dei motori principali della protesta No-Tav? “Sì, certamente. Non si può impedire per legge il confronto con i cittadini su opere di tale proporzione e poi pensare che gli abitanti del territorio non utilizzino gli unici strumenti che hanno a disposizione per esprimere la propria opinione ovvero la protesta e le manifestazioni. La legge obiettivo nasceva con l’intento di garantire la velocità di esecuzione delle grandi opere (ponte sullo stretto di Messina compreso), invece aumenta i problemi. Questo a dimostrazione che il decisionismo berlusconiano ha prodotto tutto tranne che efficienza.” I Verdi si sono fatti portatori di una proposta alternativa più rispettosa dell’impatto ambientale e delle future necessità di trasporto del paese. Ce ne può parlare meglio? “La nostra proposta alternativa è stata formulata a partire dal lavoro svolto dall’Ulivo nella scorsa legislatura, in base ad una riflessione che era stata fatta sul piano dei trasporti e della mobilità con riferimento alla centralità delle città. Nel 2000, l’Ulivo individuava diverse priorità e prospettive per la soluzione del problema alta velocità-alta capacità. Si individuava come priorità strategica, di interesse generale per la nazione, lo sviluppo del trasporto su rotaia per le merci in relazione allo sviluppo parallelo di una linea di comunicazione transnazionale, ma le strade da percorrere e le priorità individuate erano differenti rispetto a quelle individuate dal governo Berlusconi. Diveniva prioritario, nella nostra prospettiva, il rafforzamento della linea ferroviaria esistente e si indicavano come valichi, su cui intervenire da parte italiana per la costruzione di un eventuale tunnel, in quest’ordine il Gottardo, il Brennero e solo come ultima possibilità la Torino-Lione . È palese che questo governo abbia invertito le priorità da noi individuate, proponendo subito la realizzazione del tunnel di collegamento tra Torino e Lione. Dobbiamo dire inoltre che la nostra proposta era stata sviluppata prendendo come punto di riferimento la proposta congiunta delle ferrovie italiane e francesi, tenendo conto di tutti i dati di traffico attuali e futuri. Basti dire, per esemplificare la nostra prospettiva, che con una cifra molto minore di quella che occorrerà per la Tav si potrebbe raddoppiare (da 9 a 20 tonnellate) il traffico giornaliero e procedere solo in seguito, intorno al 2020, alla costruzione di una nuova linea che utilizzi i valichi nell’ordine precedentemente elencato. E poi, visto che si utilizzano soldi pubblici, e non pochi, sarebbe forse necessario riflettere attentamente su questi aspetti”.

di Roberto Mastroianni 

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