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NEL MIRINO DI BRUXELLES LA MILANO-VERONA E LA MILANO-GENOVA. DS E VERDI CRITICANO IL GOVERNO
Alta velocita’, richiamo della Ue
<<Dovete aprire gli appalti alla concorrenza>>
MAGGIORE MARIA
Maria Maggiore BRUXELLES La trattativa privata nelle gare d’appalto per l’Alta Velocita’ e’ contraria alle norme europee sugli appalti pubblici perche’ impedisce la concorrenza delle imprese straniere. La lente dell’esecutivo Ue si concentra sui treni ad alta velocita’. Ieri l’esecutivo di Bruxelles ha inviato al governo un parere motivato, terzo atto di una procedura d’infrazione che rischia adesso di portare il governo di fronte alla Corte di Giustizia europea. Si chiede all’Italia <<di garantire la lealta’ della concorrenza aprendo ad offerenti di tutta l’Unione l’aggiudicazione di contratti per la costruzione delle linee ferroviarie per l’alta velocita’>>. I fatti rimontano al 1991 quando la societa’ (pubblica) Ferrovie dello Stato (Fs) affido’ alla Tav gli appalti di costruzione delle linee ad alta velocita’. Fs decise di incaricare la Tav sulla base di una convenzione d’esecuzione nella quale era stipulato che la Tav avrebbe dovuto fornire le prestazioni in oggetto facendo ricorso a contraenti che andavano scelti tra i principali gruppi industriali italiani. Un criterio, secondo Bruxelles, contrario ai Trattati Ue, laddove (artt. 43 e 49) si sancisce la liberta’ di stabilimento e di fornitura dei servizi. Il Commissario responsabile al mercato interno, Frits Bolkestein, manda un messaggio chiaro a Roma.
<<L’iniziativa della Commissione – si legge in un breve comunicato – punta soprattutto ad aprire alla concorrenza europea i lavori su linee per le quali la fase di costruzione non è ancora cominciata. In particolare le tratte Milano-Verona e Milano-Genova>>. E’ un avvertimento. Adesso il governo ha una via d’uscita per non incorrere nelle eventuali sanzioni dei giudici di Lussemburgo. Ma per evitare una bocciatura europea, il ministro Lunardi, Fs e la Tav devono revocare i contratti ai vecchi consorzi e procedere a regolari gare d’appalto. Una decisione difficile, perche’ si tratta di impegni per almeno 15 miliardi di euro. L’opposizione intanto rimbalza sul richiamo di Bruxelles e fa ripartire il pressing sul governo perche’ modifichi in fretta la normativa vigente. La senatrice dei Verdi Anna Donati e la capogruppo dei Verdi all’Europarlamento, Monica Frassoni, ricordano che furono proprio i Verdi, un anno fa, a inviare un ricorso alla Commissione sull'<<illegittimita’ del ripristino a trattativa privata, deciso dal governo Berlusconi nel collegato Infrastrutture>>. Ermete Realacci e Fabrizio Vigni, capigruppo della Margherita e dei Ds in Commissione ambiente alla Camera, chiedono un’audizione urgente del
governo per rendere conto della vicenda. <<Avevamo avuto ragione di opporci – grazie anche ai numerosi esposti di Legambiente – a una normativa che rende poco trasparenti, piu’ costosi per l’assenza di concorrenza e meno affidabili per gli interessi dei cittadini, l’assegnazione di appalti per 15 miliardi di euro>>. <<Ci auguriamo – continua la nota congiunta di Realacci e Vigni – che il governo cambi rapidamente rotta per non ripetere gli effetti nefasti gia’ conosciuti grazie alla normativa sul falso in bilancio>>. Intanto Pierluigi Bersani, responsabile economia dei Ds, ribadisce che il precedente governo di centro-sinistra aveva abolito la trattativa privata, reintrodotta poi dal governo Berlusconi. <<Quando nel 2000, facendo salve le concessioni Tav per le tratte di alta velocita’ decidemmo di interrompere il meccanismo delle concessioni per le nuove tratte e di metterle a gara, lo facemmo per garantire severita’ e certezza di prospettiva al completamento di una fondamentale infrastruttura ferroviaria>>. Poi <<il nuovo governo, con arroganza e sicumera cancello’ queste norme>>. Stefano Lenzi del Wwf, ricorda che gia’ nella Finanziaria 2002 erano state introdotte le modifiche richieste dalla Commissione di Bruxelles per rispettare la concorrenza europea. <<Ma- aggiunge Lenzi – il ministro Pietro Lunardi cancello’ quella norma resuscitando le vecchie concessioni>>. Adesso Roma ha due mesi per dare una risposta all’Europa.