E’ fuori di dubbio: serve una legge per regolamentare la delicatissima materia della procreazione assistita
E’ fuori di dubbio: serve una legge per regolamentare la delicatissima materia della procreazione assistita. Serve un quadro di regole e tutele capaci di rispondere alle richieste di donne e uomini che vivono la sofferenza della sterilità o di malattie ereditarie gravi, nel rispetto di una pluralità culturale e religiosa esistente, di modi di sentire e convinzioni private del tutto legittimi. Invece, purtroppo, il Parlamento ha approvato la L.40/2004, che umilia il corpo e la dignità della donna, nega libertà e responsabilità individuali e impone un modello etico unico per legge, disconoscendo valori e diritti già scelti dagli italiani con i referendum su divorzio e aborto. Questa legge contiene punti inaccettabili sul piano del diritto, della scienza e della deontologia professionale: il limite dei tre embrioni da impiantare e il divieto di congelarli; il divieto di effettuare analisi pre-impianto dell’embrione, anche nei casi di portatori di malattie genetiche. Inoltre, il divieto, sempre e comunque, alla fecondazione eterologa e il divieto di revoca del consenso all’impianto dell’embrione fecondato, anche quando risultino embrioni malati. Gli effetti sono assurdi e pericolosi per la salute delle donne e offendono la dignità della persona: diminuiranno le possibilità di successo degli interventi, crescerà il ricorso agli aborti terapeutici in caso di malattie genetiche e aumenterà il turismo procreativo umiliante e privo di garanzie. Su questioni così delicate, chi legifera non può ispirarsi a un modello etico unico per imporlo in modo autoritario. Su questi nodi cruciali ha espresso severe critiche anche il prof. Stefano Rodotà che attribuisce alla L.40 l’errore di «negare, per quanto riguarda le decisioni esistenziali, la libertà e la responsabilità di ciascuno». Continua sottolineando come questa norma sia l’occasione per riprendere il controllo del corpo femminile, un aspetto che ci riporta molto indietro negli anni: «perché l’obbligo di impianto di tutti gli embrioni fecondati – scrive Rodotà – è una violenza programmata legislativa che non ha precedenti nella storia.» E così conclude: «Si è arrivati alla concezione del corpo femminile come a puro contenitore.» Se il nostro voto contrario in parlamento non è riuscito a cambiare il testo, come ci era stato chiesto da autorevoli voci della comunità medico-scientifica e da moltissime donne e uomini, ora – attraverso lo strumento referendario – i cittadini hanno la possibilità di partecipare e correggere questa legge nei suoi punti più controversi e negativi. E’ importante recarsi alle urne il 12 giugno e indicare quattro SI’, per sostenere migliaia di coppie nel loro desiderio di essere genitori, in un nuovo quadro normativo in grado di tutelare il diritto alla salute delle madri e dei figli, e anche la pluralità di aspetti culturali, religiosi ed etici presenti nel nostro Paese.
Anna Donati Senatrice dei Verdi Fondatrice di Emily in Italia
Da: “La Gazzetta di Mantova”
Rubrica: Lettere