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Mobilità, infrastrutture, ambiente: la transizione giusta per la sostenibilità

La Tav costa tre volte più che in Spagna

1 Febbraio 2007

il Sole 24 Ore

Il ministro: sulla Torino-Lione deciderà Prodi a settembre Rifondazione: è una politica da anni 50, non condivisibile e da contrastare 
 
In Italia i costi per la costruzione dell’Alta velocità sono esplosi fino a punte di 44 milioni al chilometro e con una media attuale di 33 milioni al chilometro: lo ha detto ieri il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, intervenendo nel corso di un doppio appuntamento alla Camera, la risposta a un question time e un’audizione presso le commissioni Ambiente e Trasporti. Il ministro ha fornito un raffronto dei costi con altre esperienze europee: dieci milioni al chilometro per la Germania e nove per la Spagna.
Di Pietro ha ribadito la validità della norma del decreto liberalizzazioni che cancella i general contractor in quelle tratte su cui non sono ancora partiti i lavori (Milano-Genova, Milano-Verona e Verona-Padova). Ma anche per ribadire che il Governo intende andare avanti anche su queste tratte con passo spedito e con il metodo delle gare «che porterà un sicuro risparmio».
Al ministro non è stato difficile legari i due temi dei costi esorbitanti e del sistema senza gare con cui nel 1991 i general contractor furono scelti. «Siamo stufi – ha detto Di Pietro – di vedere che a trattativa privata, come è avvenuto fino ad ora, a consegna con opera chiavi in mano, questi signori fanno pagare quattro-cinque volte di più quello che hanno fatto pagare finora».
Di Pietro ha anche confermato la volontà del Governo di rispettare gli impegni sulla Torino-Lione. «A settembre deciderà Prodi», ha detto.
L’altro tema che diventerà presto di attualità politica è il piano delle grandi opere, su cui i tre ministri competenti – Di Pietro, Pecoraro Scanio e Bianchi – hanno idee diverse fra loro.
A proposito delle perplessità sollevate da Rifondazione comunista, secondo cui quella del ministro è una politica da anni 50 non condivisibile e da contrastare, Di Pietro ha risposto: «Io sto attuando le infrastrutture di cui ha bisogno il Paese. Mi appello al senso di responsabilità della maggioranza, perchè non si può fare ideologia sul tema. Abbiamo bisogno di infrastrutture adeguate, non farle sarebbe un suicidio politico».
Pecoraro Scanio ha ricordato, a sua volta, di aver sbloccato numerose procedure di Via. «Abbiamo sbloccato – ha detto – il porto di Augusta, la sistemazione del porto di Livorno e la terza corsia dell’Adriatica nelle Marche. Quando si vedrà l’elenco di tutte le valutazioni di impatto ambientale che sono state corrette con le prescrizioni indispensabili a rispettare l’ambiente, ma che hanno consentito di realizzare opere pubbliche, credo e spero che qualcuno renda merito».
La differenza di toni non è ovviamente sfuggita ai parlamentari dell’opposizione. «Lo scontro di cui abbiamo preso atto oggi nella riunione delle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera – ha detto Maurizio Lupi (Forza Italia) – tra il ministro Di Pietro da una parte e i ministri Bianchi e Pecoraro Scanio dall’altra ha dimostrato ancora una volta le divisioni profonde nella maggioranza». Lupi ha aggiunto, rivolto a Di Pietro: «Sappia che Forza Italia sulla realizzazione delle grandi opere e sulla Tav sarà dalla sua parte».
A chiarire meglio l’oggetto del contendere delle prossime settimane la presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, Anna Donati, che risponde a Di Pietro. «La maggioranza – dice – è in grado certamente di assumersi le proprie responsabilità, che però passano anzitutto per l’attuazione del programma di Governo, chiarissimo sulla questione: constatazione del fallimento della legge obiettivo, selezione delle opere prioritarie e modifiche procedurali della legge obiettivo».
G.Sa.

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