Donati interviene nel dibattito al Senato: il Governo ci ripensi
“Sono tra quelle senatrici e quei senatori che hanno sottoscritto appelli al Governo perché non concedesse l’insediamento della nuova base militare al Dal Molin a Vicenza e che hanno consegnato al Governo, insieme al mio Gruppo, oltre 15 mila firme di cittadini vicentini contrari al progetto. Invece, il presidente Prodi ha annunciato di non opporsi alla nuova base USA: questo ha determinato non solo una reazione molto negativa delle popolazioni interessate, ma pone anche a noi, coalizione dell’Unione, una grave rottura di merito e di metodo al nostro interno”. Comincia così l’intervento della senatrice verde Anna Donati, presidente della Commissione LLPP, svolto stamani in Aula a Palazzo Madama.
“Per ribadire le ragioni contrarie dei Verdi e dopo aver ascoltato l’intervento del Ministro Parisi vorrei usare tre argomenti.
In primo luogo il Governo sostiene che questa scelta è coerente con la politica estera e di difesa del nostro Paese. Ma quanto sta scritto nel programma dell’Unione, per le nuove politiche di difesa, indica una strategia diversa sulla questione basi militari. C’è scritto, leggo testualmente, che “in questo quadro reputiamo necessario arrivare ad una ridefinizione delle servitù militari che gravano sui nostri territori, con particolare riferimento alla basi nucleari. Quando saremo al Governo daremo impulso alla seconda conferenza nazionale sulle servitù militari….al fine di arrivare ad una soluzione condivisa che salvaguardi al contempo gli interessi della difesa nazionale e quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali”.
Non solo questo non è ancora stato fatto, ma, con la scelta di Vicenza, il Governo va nella direzione opposta a quella invocata dal programma dell’Unione.
Allo stesso modo dovremmo avviare un confronto politico sulla politica estera, le politiche di difesa nell’ambito delle alleanze internazionali, senza assecondare ciecamente una nuova base Usa che sembra essere una postazione avanzata centrale delle nuove guerre contro Africa e Medio Oriente, mentre affermiamo di … voler essere saldamente ancorati all’Europa.
Questa è la ragione principale, per i Verdi, di opporsi alla nuova base USA, per contrastare la corsa agli armamenti, per lavorare attivamente ogni giorno a preparare la pace, contro tutte le guerre.
Secondo argomento. Tra le preoccupazioni forti della popolazione c’è l’impatto urbanistico ed ambientale sul territorio di Vicenza e dei suoi dintorni: 60 ettari consumati e circa 650 metri cubi di edificato che verranno costruiti a ridosso del cuore di Vicenza. Preoccupazione naturalmente anche nostra, e diventata almeno a parole anche quella di molti esponenti del governo. Ma purtroppo, essendo un’area USA, usata per scopi militari, nessuno strumento concreto è stato in grado di assicurare fino ad oggi una valutazione ambientale accurata degli impatti diretti ed indiretti del progetto.
Ed allora, quando il Ministro Parisi il 26 luglio 2006 inviò una lettera, a diversi senatori e senatrici (tra cui anche io), in cui assicurava testualmente che “il Governo intende riconsiderare con gli Stati Uniti, il progetto nel suo complesso” ed approfondire le “problematiche relative all’impatto ambientale dell’insediamento, con particolare attenzione all’eventuale saturazione urbanistica ed ai possibili livelli di inquinamento” sono a chiedere: perché questa riconsiderazione e queste valutazioni non sono ancora state effettuate e perché, comunque in assenza di queste, il Governo Prodi da dato il via libera al progetto?
Abbiamo, peraltro, studiato accuratamente la normativa italiana ed europea in materia di valutazione di impatto ambientale, che esclude le opere di difesa nazionale da questo obbligo. Ma non crediamo che questa nuova base Usa possa essere ricompresa in questa categoria e, quindi, riteniamo dovrebbe essere sottoposta a V.I.A. secondo le nostre procedure, che stabiliscono, per insediamenti con queste caratteristiche, una valutazione ambientale effettuata a livello regionale.
Su questo specifico punto, anche su questo, ci aspettiamo risposte dal Governo e facciamo presente che sarebbe anche un modo assai concreto per consentire a tutti i cittadini di poter partecipare e di avere l’opportunità di avanzare nelle sedi istituzionali le proprie obiezioni al progetto.
Vengo al terzo punto, delicatissimo: il problema del coinvolgimento delle Istituzioni e delle popolazioni locali. Il Ministro Parisi ha spiegato – e lo ha ribadito anche oggi al Senato – come il Governo abbia atteso un pronunciamento delle Istituzioni locali con la richiesta di un parere formale: atto doveroso, naturalmente, anche se vorrei sottolineare che nel caso del MOSE il Governo non abbia rispettato, con eguale efficacia istituzionale, le richieste e le proposte avanzate dal Comune di Venezia.
Ma il Comune di Vicenza, in realtà, non autorizza l’opera sulla base delle ordinarie procedure urbanistiche (proprio per le sue caratteristiche strutturali); opera su cui non è stata effettuata una valutazione ambientale e su cui il Comune ha deciso di non effettuare un referendum proprio perché si ritiene “incompetente”. E’ evidente il gioco dei rimpalli e delle responsabilità tra Comune e Governo, che ha esasperato e deluso i cittadini e, devo dire, anche noi.
Ma qui il centrosinistra dovrebbe anche mettere in campo la propria cultura e la propria storia, direi anche la propria differenza rispetto al centrodestra, in cui la partecipazione è un valore, in cui i referendum consultivi sono uno strumento di ausilio delle decisioni, in cui si cerca una sintesi tra interessi generali ed interessi locali, evitando di metterli in contrapposizione e scommettendo sull’intelligenza dei cittadini di capire e distinguere. Penso che sia proprio per questi valori che l’Unione di Vicenza si è schierata compatta contro il progetto ed adesso è stordita dalla decisione del Governo e dal metodo utilizzato.
Proprio per le stesse ragioni abbiamo contestato la Legge Obiettivo per le grandi opere, che come Unione ci siamo impegnati a modificare.
Con questa decisione il Governo ritiene evidentemente di interpretare anche la volontà della maggioranza del proprio elettorato, ma allora perché non consultare il proprio elettorato come già è stato fatto con le Primarie dentro l’Unione per la scelta del candidato premier?
Comprendo perfettamente i problemi istituzionali e politici che una decisione come questa comporta, per esempio, su quale scala effettuare il referendum consultivo tra i cittadini, come pesare l’interesse locale con quello nazionale.
Ma il Governo, secondo i Verdi, ha il dovere di affrontare e dare risposte a tali quesiti, senza nascondersi in modo burocratico dietro ad un ordine del giorno del Consiglio comunale, che certamente ha il suo peso, ma che non risolve in alcun modo i problemi di partecipazione dei cittadini e di responsabilità proprie del Governo.
Mi auguro che vengano date risposte a queste domande e vorrei concludere chiedendo, ancora una volta al Governo, di ripensare a questa decisione. Proprio in coerenza con quei contenuti e con quel metodo che sono fondanti per la nostra coalizione dell’Unione.