Mobilità, infrastrutture, ambiente: la transizione giusta per la sostenibilità

Gara europea sulla TAV

10 Aprile 2002

IL SOLE 24 ORE – Edilizia e territorio

Tesauro (Antitrust) ribadisce che la norma di affidamento dei vecchi general contractor è contraria alla concorrenza
<Gara europea per la Tav>
Nel mirino i lavori per l’alta velocità Fs della linea Milano-Genova e della Milano-Verona
Giorgio Santilli

ROMA * É sempre più scontro aperto sugli appalti dell’Alta velocità. Il presidente dell’Antitrust, Giuseppe Tesauro, ha ripetuto ieri, nel corso dell’audizione alla commissione Lavori pubblici del Senato, che la norma con cui vengono riaffidati ai vecchi general contractor i lavori della Milano-Genova e della Milano-Verona è contraria ai principi della concorrenza e alle direttive Ue in materia di appalti. A difendere le norme contenute nel collegato sulle infrastrutture è sceso in campo il presidente della commissione, Luigi Grillo, secondo cui <vanno bene così>. Ma l’opposizione ulivista, per voce di Mauro Fabris (Margherita), chiede <lo stralcio dell’articolo 10>.
Il presidente dell’Antitrust ha riconfermato, <pur condividendo l’obiettivo di realizzare in Italia infrastrutture ferroviarie comparabili con quelle presenti in altri Paesi europei>, che <le modifiche proproste appaiono in contrasto con le norme comunitarie in materia di appalti pubblici, che impongono l’obbligo della gara, nonchè con i principi a tutela della concorrenza>. Tesauro aggiunge che <il raffronto concorrenziale tra il maggior numero di operatori rappresenta lo strumento più idoneo per individuare le imprese che siano in grado di realizzare le opere affidate in modo efficiente> e che questa procedura assicura <la minimizzazione dei costi da sostenere per la realizzazione delle opere>.
Per l’Antitrust, dunque, la strada che il legislatore dovrebbe seguire è quella di mettere a gara europea gli appalti dell’Alta velocità.
Articolata la risposta di Grillo che, come relatore, ha il pieno sostegno della maggioranza. Prima di tutto ricorda che <gli effetti di risparmio per 2.300 miliardi di lire e di accelerazione delle procedure che intendeva raggiungere la norma della Finanziaria 2001 non si sono verificati>. La norma potrebbe anzi – dice ancora Grillo – <comportare un danno considerevole all’erario con una richiesta di risarcimento di oltre 3mila miliardi e uno slittamento dei tempi di realizzazione di alcuni anni>. Grillo aggiunge che <prima di revocare le concessioni, sarebbe stato forse meglio percorrere la via di una verifica delle condizioni contrattuali con il general contractor, rescindendo il rapporto attuale solo nel caso si fossero ottenuti vantaggi economici e temporali per l’amministrazione pubblica>.
Sulla questione interviene anche Anna Donati, oggi capogruppo Verde in commissione e artefice in passato di numerose battaglie sulla trasparenza degli appalti Tav anche come consigliere di amministrazione di Fs. <Le due questioni sollevate dalla maggioranza per difendere la norma – dice – sono pretestuose: sui maggiori costi è fin troppo evidente che una competizione tra più soggetti abbassa il prezzo più di una trattativa privata con un solo soggetto; quanto ai tempi, si deve ricordare che stiamo parlando di opere non finanziate e che richiederanno almeno 3-4 anni per essere completate sul piano progettuale>.
Sulla questione oggi interviene in commissione Giancarlo Cimoli, presidente e amministratore delegato di Fs, che un anno e mezzo fa aveva accolto con favore la norma di risoluzione delle concessioni proposta allora dal ministro Bersani.

Giorgio Santilli

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