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Autonomia gestionale alla reggia? I parlamentari divisi sul ruolo dello Stato

25 Novembre 2004

Dare autonomia gestionale e finanziaria a Palazzo Ducale, alleggerendo così la sovrintendenza della sua cura

Dare autonomia gestionale e finanziaria a Palazzo Ducale, alleggerendo così la sovrintendenza della sua cura? Proporre un direttore per la reggia, una figura in grado di ribaltare il concetto di museo, che cominci a organizzare mostre temporanee capaci di vivificare il turismo della città e al tempo stesso di portare denaro?  La proposta rivolta ieri dalla Gazzetta direttamente ai parlamentari ha suscitato reazioni diverse.  Ecco come hanno risposto, contattati telefonicamente a Roma, alcuni di loro.  «Palazzo Ducale non è l’unico museo in Italia in queste condizioni – ha detto Bruno Tabacci, parlamentare dell’Udc -. Bisogna dare la gestione ai privati come fanno molti. Diversamente si rischia di avere i musei chiusi o di averli aperti senza personale sufficiente. Vedo con favore il ruolo dei privati nei musei ma deve essere fatta con sistematicità. Certo non può essere un’iniziativa promossa dai parlamentari. Lo Stato deve fissare le regole mentre ai privati toccherebbe la gestione come accade in altri ambiti. È la strada migliore piuttosto che lasciare un patrimonio inutilizzato».  E se Tabacci non ha dubbi sulla soluzione per il Ducale molto più cauto è l’ onorevole Ruggero Ruggeri della Margherita .  «I problemi di palazzo Ducale sono come una spia che si accende ma la questione è un’altra – ha detto -. Se la pensassimo così dovrebbe cambiare la gestione di tutto lo Stato. La verità è che abbiamo 24 miliardi di buco e uno Stato che ha perso totalmente il controllo della spesa pubblica tanto che non ha più i soldi per pagare i dipendenti. La strada scelta è quella di una diversa gestione del bene comune e delle spese di carattere sociale, si pagano la scuola, la salute e i servizi. Insomma è un problema che riguarda tutta la società. Personalmente non ho pregiudiziali nella gestione. Ma i privati garantirebbero una gestione migliore? Se riuscissero a erogare servizi migliori e a pagare gli stipendi allora ben vengano. Lo Stato ha già messo in vendita alcuni beni e lo stesso destino potrebbe toccare al Ducale. Se una soluzione si potrà trovare con l’appoggio legislativo sarò della squadra. La verità è che la gente non ha neanche lo stipendio per quello che fa».  Totalmente contraria a un’ipotesi di privatizzazione della gestione è Anna Donati parlamentare dei Verdi .  «Comprendo le ragioni e l’obiettivo ma sono preoccupata al pensiero di una sottrazione del museo alla gestione della Sovrintendenza – ha detto -. In particolare ritengo che Giuliana Algeri abbia svolto un lavoro egregio nell’ambito dei limiti delle sovrintendenze. Ha tutelato il bene aprendolo ad usi consoni come il Festivaletteratura e alcune mostre. Un bene storico deve avere una funzione museale adeguata e le questoni più squisitamente commerciali rischiano di snaturarlo. Il Ducale deve restare integrato nel tessuto della città, proprio per le sue caratteristiche, quindi “isolarlo” dal punto di vista gestionale sarebbe incoerente. Il fatto che costi molto e renda poco poi è tipico di un bene di questa sorta. Non credo però che più mostre risolverebbero i problemi di cassa. Gli introiti si fanno con altre attività come le sfilate di moda, le mostre commerciali, i grandi eventi. Questo è un utilizzo del bene storico che non condivido. Un uso coerente invece è già consentito dal nuovo codice dei beni culturali che regolamenta adeguati rapporti di collaborazione. Il bene culturale è un fattore fondamentale anche dal punto di vista economico. L’errore sta nel tagliare i finanziamenti ai beni culturali del 25 per cento. La questione è complessa e sono pronta ad affrontarla anche in un dibattito pubblico». Paola Cortese

Da: “La Gazzetta di Mantova”
Rubrica: Cultura

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