STAMPA
LEGAMBIENTE: ITALIA IN MORA. MARTINAT: E’ FALSO
Appalti nel mirino Ue
Verdi contro il governo
FOSSI GIAN CARLO
Gian Carlo Fossi ROMA Sulle grandi opere e’ di nuovo polemica. La Commissione europea, a seguito di un ricorso di Legambiente sulle grandi opere, ha inviato al governo italiano una lettera di <<costituzione in mora relativa ad alcune specifiche disposizioni della legge 190/94 e successive modificazioni>>, cioe’ di norme contenute nella legge quadro in materia di lavori pubblici (la cosiddetta Merloni) e la legge 166 del 2002 con specifico riferimento al problema degli appalti delle grandi opere. La Commissione – precisano ambienti Ue – non ha avviato alcuna procedura di infrazione sulla legge-obiettivo del ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi sulle grandi opere e, anche se l’esame iniziato da Bruxelles andasse avanti, <<e’poco probabile che possa avere un qualche impatto sulle grandi opere>>. Insiste su questo aspetto, replicando a Legambiente che aveva prefigurato uno stop della Ue, il viceministro delle infrastrutture: <<E’ assolutamente falso che le opere della legge obiettivo siano a rischio in quanto incompatibili con la normativa europea. La direzione generale mercato interno ha gia’ esaminato la legge obiettivo senza trovare nessun elemento di censura>>. Resta aperto, comunque, il problema specifico sollevato nel ricorso di Legambiente, cioe’ se i criteri previsti per l’assegnazione degli appalti siano o no compatibili con le norme comunitarie. La lettera di <<costituzione in mora>> e’ il primo passo nella lunga procedura fissata in caso di sospetta violazione del diritto comunitario. Nel corso di questa prima fase la commissione si limita a richiedere chiarimenti al governo interessato; se le informazioni fornite non sono ritenute esaustive, l’esecutivo Ue puo’ avviare la seconda fase della procedura, comunicando il cosiddetto <<pareremotivato>>. Superata questa terza fase e’ possibile il ricorso alla commissione di giustizia dell’Ue e solo allora si potrebbe verificare il blocco dei lavori concessi in appalto sulla base di norme non conformi al diritto comunitario.
Solo qualche ora prima delle precisazioni della Ue e del governo il presidente di Legambiente Ermete Realacci: <<Da oggi appaiono piu’ lontani il ponte sullo stretto, i trafori del Frejus, del Gottardo e del Bianco, insomma tutti i 250 cantieri che il governo vorrebbe realizzare grazie alla legge obiettivo e con impegno economico pubblico di oltre 125 miliardi di euro>>. A sostegno di Legambiente scendono in campo i Verdi. <<La risposta della Commissione europea – osserva Anna Donati, capogruppo dei verdi in commissione lavori pubblici – e’ un primo segnale di censura alla legge obiettivo e alle nuove norme sugli appalti>>. Incalza il presidente del verdi Alfonso Pecoraro Scanio: <<Il governo italiano ci eviti condanne europee e figuracce continentali>>. Il ricorso di Legambiente, in realta’, era fondato soprattutto sul nodo degli appalti, pur non trascurando altri aspetti, ed e’ su questo appunto che e’ concentrata ora l’attenzione della Ue.
<<Poca e’ stata – spiega Realacci – la trasparenza delle procedure di appalto. Inoltre e’ fuori tempo pensare di costruire autostrade senza coinvolgere i cittadini e gli enti locali. E’ assurdo decidere grandi opere senza seri studi. E’ deleterio e dannoso aggirare trasparenza e concorrenza nella realizzazione>>. Ed ancora: <<Se un’impresa vince una gara in maniera illegittima introduce il principio di una concessione di lavori pubblici senza rischi e senza limiti di durata, che crea un’evidente distorsione del mercato delle opere pubbliche>>. In particolare Legambiente richiama la possibile violazione dell’art.49 del Trattato Ue per <<la compressione della liberta’ e del diritto di prestazione di servizi di progettazione di opere pubbliche fissato a favore di ogni impresa appartenente a ciascuno stato membro>>. Il riferimento e’ diretto al collegato-infrastrutture alla finanziaria, dove si limita la liberta’ di prestare il servizio di progettazione di opere pubbliche alle imprese o soggetti appartenenti ad uno stato membro diverso da quello italiano.