Far ripartire il coordinamento degli ambientalisti per fermare un progetto inutile e devastante. Irrisolto il piano finanziario per trovare sei miliardi di euro, aperta una procedura d’infrazione in sede europea.
Il Governo Berlusconi rilancia il Ponte sullo Stretto di Messina.
Far ripartire il coordinamento degli ambientalisti per fermare un progetto inutile e devastante
Oggi su tutti i principali quotidiani viene riportata la notizia che il Ministro per le Infrastrutture ed i Trasporti Altiero Matteoli ha scritto una lettera alla società Stretto di Messina per invitarla a far ripartire il progetto per realizzare il ponte sospeso nell’area dello Stretto. Riavvio scontato perché il Governo Berlusconi ha fatto da sempre del Ponte di Messina l’opera simbolo delle proprie politiche infrastrutturali ed in campagna elettorale ha promesso ad ogni comizio che se fosse tornata al Governo del paese avrebbe realizzato subito l’opera sospesa dal Governo Prodi.
Detto fatto, l’opera riparte.
Ma deve anche ripartire il coordinamento degli ambientalisti, degli esperti, delle forze politiche, dei movimenti sul territorio, per una battaglia rigorosa e di civiltà contro un progetto inutile e devastante che costerà oltre sei miliardi di soldi dei cittadini italiani.
Non riusciamo a trovare i soldi in Italia per comprare i treni per i pendolari ed è quindi ancora più scandaloso che qualcuno voglia buttare sei miliardi di risorse pubbliche scarse. Dal 2001 al 2006 abbiamo costituito una rete di azioni insieme alle associazioni ambientaliste WWF, Legambiente, Italia Nostra, al movimento No Ponte, tra Scilla e Cariddi, ai movimenti sociali, sindacali e no global presenti sul territorio, ad una rete di esperti autorevoli. Si era creato anche un forte coordinamento con le forze politiche che hanno sempre contrastato un progetto sbagliato sia in Italia che in Europa, a partire dai Verdi che hanno dedicato a questa battaglia energie e risorse.
Siamo riusciti dalle poche centinaia delle prime assemblee, a far crescere un movimento popolare e critico arrivando nel gennaio 2006 a portare in piazza a Messina 20.000 persone.
Da questa energia popolare dobbiamo ripartire.
So bene che sono passati due anni, che la nostra sconfitta politica è stata bruciante, ma dobbiamo reagire perché abbiamo argomenti, alternative, buone ragioni e ci sono cittadini e cittadine che hanno voglia di impegnarsi a difesa del loro territorio.
E sottolineare che la priorità è dare l’acqua ai cittadini, riqualificare il territorio e le periferie, rilanciare il turismo e l’agricoltura di qualità, puntare sul trasporto via mare e quello ferroviario per il mezzogiorno d’Italia.
Dovremo anche incalzare il Partito Democratico perché sostenga la nostra battaglia coerentemente con la scelta di sospendere il progetto del Governo Prodi e con le promesse della campagna elettorale siciliana.
Ma nessuno è autorizzato a pensare che il progetto sia pronto e basta solo avviare i cantieri. Voglio ricordare che il progetto è allo stadio preliminare ed era stato approvato con numerose ed irrisolte prescrizioni ambientali; dovrà essere elaborato dalla società Impregilo e soci il progetto definitivo, che dovrà superare la verifica di ottemperanza ambientale del Ministero per l’Ambiente.
So bene che il nuovo Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo è favorevole al Ponte di Messina, ma dipenderà anche dalla qualità della nostra opposizione nel merito dei problemi tecnici ed ambientali, dalla vigilanza sul lavoro commissione VIA che dovrà dare il via libera all’opera, la possibilità di far prevalere interessi generali, tutela ambientale ed uso intelligente delle risorse pubbliche.
Voglio ricordare che in sede europea è aperta una procedura d’infrazione sul progetto per la violazione di alcune direttive in materia di tutela ambientale e biodiversità.
E che completamente irrisolto è il piano finanziario: dove verranno trovati i sei miliardi di euro che servono per realizzare le opere, un costo destinato a crescere e che è già lievitato a causa dell’incremento del prezzo dell’acciaio di questi anni.
Il Governo Prodi aveva destinato 1,4 miliardi di risorse di Fintecna destinate al Ponte per opere utili di Sicilia e Calabria: risorse che oggi Tremonti ha deciso di usare per coprire il costo della cancellazione dell’ICI. Quindi restano senza risorse opere utili già decise ( ferrovie, metropolitane) ma anche il Ponte sullo Stretto.