Anna Donati per Quale Energia
Si fa sentire anche in Germania la campagna elettorale dopo i risultati in Baviera e Berlino, con il calo delle forze di governo di centrosinistra, la crescita del centrodestra e la pericola avanzata dell’estrema destra. Questo clima sembra avere effetti anche sulle politiche per la mobilità sostenibile, dove la Germania sembra rallentare. Questo almeno secondo quanto scrive il settimanale Der Spiegel e riportato su Internazionale. Il paese che più di tutti sembrava aver intrapreso con decisione la strada della limitazione del traffico nelle aree urbane, lo sviluppo delle piste ciclabili e delle aree car-free vede crescere il malcontento su questo fronte.
A Giessen, 94mila abitanti, capitale dell’Assia il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso di alcuni cittadini contro la nuova circonvallazione a quattro corsie che riservava le due centrali solo a bici e mezzi pubblici. Il comune ha dovuto smontare tutto, cartelli, segnaletica orizzontale, semafori e riportare tutto allo stato precedente. In altre parole, se tra chi si occupa di urbanistica e di trasporti le scelte sono quasi obbligate viste anche le emergenze climatiche, a livello politico c’è chi cavalca i malcontenti degli automobilisti, sperando in qualche premio elettorale. Succede a Berlino dove il nuovo governo che ha vinto le elezioni proprio puntando sul malcontento degli automobilisti ha riaperto al traffico la centralissima Friedrichstrasse e sospeso la costruzione di nuove ciclabili.
Anche ad Hannover le cose non si mettono bene per chi vuole una città meno autocentrica. Nella capitale della Bassa Sassonia, a novembre, la giunta rosso-verde si è spaccata perché il sindaco ambientalista avrebbe voluto pedonalizzare tutto il centro, trovandosi però contro i suoi alleati che, alla fine, hanno abbandonato la coalizione.
Va detto che stiamo parlando di realtà come Berlino dove le reti ciclabili, il trasporto pubblico, la sharing mobility sono molto utilizzate e l’indice di motorizzazione è 338 auto ogni 1000 abitanti, la metà di quelle italiane.
Ma la tendenza preoccupa stante che in Italia il centrodestra cavalca in ogni occasione le proteste contro le misure come LEZ, ZTL, reti ciclabili, aree pedonali, città 30, che cercano di ridimensionare lo spazio pubblico destinato all’auto, facendo leva sulle proteste dei cittadini e in molti casi alimentandole direttamente.
Resta da capire quanto nel voto elettorale, queste proteste proauto abbiamo poi un peso decisivo dato che si sommano a molti fattori e tendenze complesse. Anzi se guardiamo ai casi di Londra e Parigi la riconferma dei due Sindaci è arrivata dopo molte azioni – tra molte polemiche – a favore della bicicletta e del pedaggio per le auto con la ULEZ in una vasta area.
Parigi sta diventando una città a misura di bicicletta. Il numero delle due ruote ecologiche sulle piste ciclabili della capitale francese è raddoppiato nelle ore di punta fra il 2022 e il 2023 e il merito è della sindaca Anne Hidalgo che vuole rendere la Ville Lumiere “100% ciclabile” ma soprattutto “capitale mondiale della bicicletta”. Per ottenere questo record, la prima cittadina di Parigi ha riempito la città di corsie per i ciclisti e di parcheggi dedicati.
Allo stesso modo Sadiq Khan è diventato sindaco per la terza volta a Londra. Alcune sue politiche per ridurre le emissioni prodotte dalle automobili a Londra con la ULEZ, il pedaggio nella Low Emission Zone, hanno ingenerato molte polemiche e ricorsi, ma lui ha difeso e attuato la misura. Ed alla fine i risultati sia ambientali che elettorali lo hanno premiato.
Del resto, anche nella campagna elettorale europea, il Ministro Salvini per la Lega ha affisso manifesti a difesa della casa e delle auto: infatti le politiche del MIT non sostengono lo sforzo delle città per la mobilità sostenibile.