XIV legislatura
Seduta n. 623
Discussione generale
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 maggio 2004, n. 113, recante disposizioni per assicurare la funzionalità dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (2989)
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, colleghi e colleghe, il decreto-legge al nostro esame ha l’obiettivo di assicurare la funzionalità dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare; non c’è dubbio, quindi, che dal punto di vista generale l’obiettivo sia ampiamente condivisibile.
Il fatto che l’Italia, attraverso il comune impegno dell’opposizione – che quando governava aveva già avanzato una proposta in tal senso – e dell’attuale Governo, abbia ottenuto in sede europea questo importante risultato rappresenta, infatti, un elemento estremamente positivo ed un riconoscimento della valenza europea del nostro sistema agroalimentare che individua nella città di Parma e nel territorio circostante un punto di eccellenza per un’agricoltura di qualità e di produzioni tipiche.
Tuttavia, se da un lato l’obiettivo generale risulta ampiamente positivo e condivisibile, rispetto al merito del provvedimento vi è una serie di obiezioni critiche che i Verdi intendono sollevare. Mi riferisco, innanzitutto, alla solita logica che sottende il provvedimento. Ci troviamo di fronte ad un decreto-legge di sole infrastrutture, in cui sono previste risorse da destinare al Comune di Parma – ed esclusivamente a questo – ma in cui non si accenna in alcun modo ad altri interventi connessi alla funzionalità dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
Ne voglio citare due: mi riferisco, innanzitutto, al complesso delle attività di ricerca e formazione connesse al sistema agroalimentare che dovrebbe costituire l’humus per far funzionare l’intero sistema a rete con l’Agenzia europea. A tale scopo – ripeto – nel provvedimento non viene previsto assolutamente nulla, né sono previsti in altre norme interventi connessi al sistema agricolo produttivo e agroalimentare.
In secondo luogo, una delle questioni ancora in discussione, che non viene risolta nemmeno da questo decreto-legge, riguarda l’istituzione della Scuola europea, richiesta come uno degli interventi fondamentali ai fini del trasferimento di decine di funzionari europei con le proprie famiglie nella città di Parma e nel territorio contiguo.
Quindi, il paradosso è che il provvedimento prevede soltanto infrastrutture per il Comune di Parma, mentre non viene considerata né in queste, né in altre norme, una serie di attività che renderebbero ancor più funzionale la costituzione dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Si scade, pertanto, nel solito vizio all’italiana: quello di pensare che soltanto la parte hard, quella dell’infrastruttura pesante, costituisca l’elemento vincente e importante per qualsiasi intervento, mentre, come è noto, in Europa sono state portate avanti logiche che chiedono di investire più nella “testa” che nel cemento. Purtroppo, nelle politiche del Governo Berlusconi anche questo decreto-legge non fa eccezione.
Un altro elemento estremamente grave sul piano costituzionale e del rigore istituzionale che un decreto-legge e le scelte conseguenti devono assolutamente rispettare è il fatto che in questo provvedimento viene posta in atto una precisa esclusione da ogni decisione della Provincia di Parma; infatti, le risorse vengono trasferite direttamente al Comune, il quale dovrà discutere con la Regione Emilia-Romagna la tipologia degli interventi da realizzare, interventi che verranno poi fatti oggetto di un’intesa con il Ministro delle infrastrutture. Torno a ribadire che c’è una ingiustificata e gravissima esclusione della Provincia di Parma cui l’esame in Commissione non ha posto riparo.
Tutto ciò è molto grave, anche perché il tutto assume la valenza di una esclusione dichiaratamente politica soprattutto alla luce dei recenti risultati elettorali che hanno consegnato al centro-sinistra la Provincia di Parma. Il tempo per emendare il provvedimento c’era, ma si è voluto persistere in una esclusione assolutamente sbagliata, ingiustificata ed errata, probabilmente per ragioni squisitamente politiche. Il Comune di Parma vuole gestire in proprio, senza nessuna intesa, senza nessun accordo con la Provincia di Parma, le risorse e il Governo con questo decreto-legge glielo consente.
Il comma 2-bis, dell’articolo 1, introdotto dalla Camera dei deputati, potrebbe apparire assolutamente inutile: io invece lo ritengo pericoloso. Esso prevede che siano ammissibili interventi ulteriori rispetto ai circa 70 milioni di euro già stanziati per il Comune di Parma per la realizzazione di infrastrutture sul proprio territorio, senza oneri per la finanza pubblica (quindi, vi è una sorta di “vorrei ma non posso”); si consente, cioè, di presentare una lista d’infrastrutture logistiche complementari (ovviamente, siamo sempre nel campo del cemento, degli interventi pesanti) il cui programma – e qui è la vera particolarità di questo comma – il Comune di Parma potrà adottare d’intesa con i Comuni capoluogo delle Province limitrofe.
È quindi possibile che si realizzino attività istituzionali o convegnistiche a Piacenza, a Reggio Emilia, a La Spezia o a Cremona; ciò che è ancora più grave è che anche in questo caso si conferma l’esclusione della Provincia di Parma. Pertanto, si arriva al paradosso che il Comune di Parma non sente la propria Provincia, nel cui territorio è collocato, mentre può accordarsi con altri Comuni capoluogo di Province limitrofe. Mi pare di tutta evidenza la gravità di questa decisione assolutamente politica, che consente al Comune di Parma di non tenere conto del punto di vista della Provincia in cui è collocato.
Ho usato il termine “pericoloso” in riferimento al comma 2-bis dell’articolo 1 proprio perché sappiamo come, in passato, grandi eventi come le Colombiadi, le Olimpiadi invernali, le grandi Agenzie siano sempre stati presi a pretesto per fare liste indiscriminate di infrastrutture che prima o poi, sulla base delle pressioni esercitate, sarebbero state finanziate da un provvedimento, da una leggina: tutto ciò in nome dell’urgenza e della fretta che si proceda alla loro realizzazione, senza accurate valutazioni ambientali e, ancora peggio, senza regolari gare d’appalto.
Pertanto, ritengo pericoloso il comma 2-bis dell’articolo 1, proprio perché rappresenta la premessa per avviare, in nome dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (obiettivo, ripeto, giusto e sacrosanto), un elenco di infrastrutture da realizzare e finanziare in futuro (quando le intese, gli accordi e le risorse saranno individuate) con altro provvedimento, magari con qualche comma illeggibile, incomprensibile, che comunque alimenterà un localismo degenere, invece di operare in modo trasparente una selezione delle infrastrutture e degli investimenti utili per il decollo dell’Agenzia, con queste norme se ne rinvia il finanziamento ad un ulteriore provvedimento.
Abbiamo quindi presentato emendamenti tendenti ad applicare la valutazione di impatto ambientale regionale a questi interventi, preoccupati come siamo dalla descrizione di alcuni di essi. Ne citerò uno in particolare: il rifacimento del ponte Bottego e della viabilità connessa lungo il torrente in pieno centro urbano, in un’area di grande pregio naturalistico, frequentata da molte persone per svago e turismo e che rischia di essere cementificata.
Per questo, da un lato, chiediamo l’applicazione della valutazione di impatto ambientale regionale e, dall’altro, che tutti questi interventi siano soggetti a gare di evidenza pubblica secondo la legge Merloni, proprio per evitare che si creino equivoci e che in nome della fretta si possano invocare procedure d’urgenza senza il ricorso a gare di appalto.
Non vorremmo mai – perciò presentiamo questi emendamenti – che si arrivasse a deformare le procedure di decisione sulle gare o che si mancasse di rispetto all’ambiente in nome dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Dato che, purtroppo, in un passato non troppo lontano episodi come questi si sono sistematicamente ripetuti e ampliati in modo irragionevole ed immotivato (e sono poi diventati oggetto, più che di investimenti utili, di inchieste della magistratura con accertamento delle relative responsabilità), vorremmo che in questa occasione tutto ciò fosse prevenuto con regole trasparenti e indiscutibili a tutela dell’ambiente e della concorrenza sul mercato.
L’articolo 1-bis, poi, prevede ulteriori 20 milioni di euro per il Comune di Parma per investimenti nei servizi, in particolare per il trasporto pubblico locale e per il telerilevamento, obiettivi assolutamente condivisibili. Vi sono però due obiezioni che non posso non avanzare.
La prima riguarda la fonte da cui si prelevano le risorse, da destinare esclusivamente al Comune di Parma. Evento eccezionale la costituzione a Parma dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare: sarebbe stato logico individuare risorse speciali al fine di dotare Parma del miglior livello di offerta di servizi ai cittadini italiani ed europei.
Così non è, perché quei 20 milioni di euro vengono prelevati dal fondo unico “Investimenti per la difesa del suolo e la tutela ambientale” del Ministero dell’ambiente, che ha una bassa disponibilità, essendo destinato a tutto il territorio italiano, a tutte le città italiane, ed essendo dotato di una cifra complessiva che si aggira sui 120 milioni di euro per l’anno 2004. Comprenderete bene, quindi, che un quinto di queste risorse – 20 milioni di euro – è destinato alla sola città di Parma, escludendo con un prelievo senza consenso altre città e soprattutto aree che presentano problemi di dissesto idrogeologico.
Pertanto, la prima osservazione sull’articolo 1-bis riguarda la fonte di finanziamento. Noi chiediamo di finanziare questi investimenti mediante il Fondo speciale del Ministero dell’economia, che ha ancora disponibilità per scopi generali che potrebbero a ciò essere destinate, invece di prelevare risorse destinate alla difesa del suolo e agli interventi ambientali da un fondo già esiguo che riguarda tutte le altre città italiane.
Un’ulteriore osservazione circa l’articolo 1-bis riguarda la specifica destinazione, da correlare al comma 2-bis, ad attività convegnistiche e logistiche che potranno tenersi in un Comune capoluogo di altra Provincia, sulle quali tale Comune deciderà d’intesa con il Comune di Parma, escludendo – il che è gravissimo – la Provincia di Parma. Teniamo presente che si destinano 500.000 euro alla realizzazione di infrastrutture per attività convegnistiche nei Comuni capoluogo delle Province limitrofe a quella di Parma.
Comprendete bene che stiamo parlando di un miliardo di vecchie lire, destinato a costruire un centro congressi (non sappiamo dove, ma comunque in Comuni capoluogo) senza avere neanche il coraggio, in questo provvedimento, di dire chiaramente (con una sorta di pudore che potremmo definire orrendo) come stanno le cose.
Il Comune di Parma deciderà d’intesa con i Comuni capoluogo delle Province limitrofe dove si costruirà un centro congressi, invece di ragionare insieme alla propria Provincia per individuare, ad esempio a Salsomaggiore, un adeguamento o un ampliamento di servizi, attraverso l’ammodernamento degli attuali binari, in modo tale da costituire un polo funzionale ben connesso con la città di Parma che darebbe migliori risultati sul piano dell’efficienza e dell’offerta e sul piano della mobilità.
Voglio quindi sottolineare ancora una volta la gravità dell’oscura destinazione di 500.000 euro.
Immagino che il Governo, che ha accolto l’emendamento, e la Camera, che lo ha approvato, sappiano perfettamente di cosa stiamo parlando; qualcuno sostiene che lo stanziamento è destinato al Comune di Piacenza. Non voglio fare illazioni, ma è grave che si escluda la Provincia di Parma, che non vi sia un ragionamento integrato intorno al Comune di Parma e si individui in modo occulto un centro congressi nel Comune capoluogo di una provincia limitrofa. Proponiamo, pertanto, la soppressione di questa previsione o almeno una modifica che la riconduca nell’ambito della Provincia di Parma e sosterremo emendamenti di colleghi che vadano in questa direzione.
In Commissione si è svolta una discussione di merito che ha ricevuto attestati di condivisione, ma l’argomento principe utilizzato per bocciare ogni proposta emendativa è stato la mancanza di tempo: un eventuale ritorno alla Camera impedirebbe l’approvazione del provvedimento.
Siamo di fronte al solito ricatto: ad avviso del relatore, del Governo e della maggioranza non si può cambiare alcunché; bisogna accettare l’intero provvedimento senza le piccole ma importantissime modifiche che sono state proposte. Mi riferisco all’inserimento della Provincia di Parma o all’eliminazione del centro congressi in Comuni capoluogo di Province limitrofe che suonano come una beffa per una buona e trasparente amministrazione.
Ancora una volta, siamo di fronte ad un aut aut, tutto o nulla, sebbene manchino diversi giorni alla scadenza del decreto-legge. Noi riteniamo che i tempi siano sufficienti a garantire un ulteriore passaggio parlamentare e voglio ricordare che in diverse occasioni la Camera ci ha trasmesso decreti-legge nelle ultime ore utili per la loro conversione, anche in terza o quarta lettura. La sostanza del provvedimento richiederebbe da parte dell’Assemblea coraggiose modifiche, volte a ripristinare la correttezza istituzionale.
La certezza di una rapida approvazione da parte del Senato consentirebbe all’altro ramo del Parlamento di esaminare e convertire il decreto-legge in pochissimo tempo. Ci sono i tempi per correggere il testo e licenziarlo definitivamente; ci permettiamo, quindi, di insistere perché sia possibile apportare utili modifiche ad un provvedimento invocato per giuste ragioni, ma che contiene scorrettezze istituzionali.
Seduta n. 624
DONATI (Verdi-U). Nonostante sia condivisibile l’obiettivo di assicurare la funzionalità dell’Agenzia per la sicurezza alimentare, che l’Unione Europea ha deciso di istituire a Parma riconoscendo così la valenza del sistema agroalimentare italiano, il provvedimento presenta numerosi aspetti critici. In primo luogo è incentrato esclusivamente sul finanziamento delle infrastrutture per il Comune di Parma, escludendo il settore della ricerca e della formazione, trascurando in particolare la realizzazione della Scuola europea che è invece indispensabile al trasferimento dei funzionari addetti all’Agenzia. Inoltre, con una scelta grave e immotivata che alla luce dei recenti risultati elettorali assume una valenza politica, la Provincia di Parma viene esclusa dalle decisioni sulla realizzazione degli interventi; in tal senso è paradossale il comma 2-bis dell’articolo 1 introdotto dalla Camera, che prevede interventi complementari senza oneri per la finanza pubblica che il Comune di Parma potrà avviare con l’intesa dei Comuni capoluogo limitrofi ma senza consultare la propria Provincia; la disposizione è inoltre pericolosa perché le infrastrutture saranno realizzate senza adeguata valutazione di impatto ambientale e al di fuori di regolari gare d’appalto. L’articolo 1-bis, pur prevedendo obiettivi condivisibili, li finanzia prelevando addirittura un quinto delle risorse del già sottodimensionato Fondo per la difesa del suolo e la tutela ambientale, invece di attingere al Fondo speciale del Ministero dell’economia. Il provvedimento destina inoltre 500.000 euro per attività convegnistiche da realizzare nelle Province limitrofe, che dovrebbero invece essere realizzate nell’ambito della Provincia di Parma e preferibilmente tramite il potenziamento della struttura di Salsomaggiore. Pertanto, nonostante la maggioranza ed il Governo abbiano pregiudizialmente respinto tutti gli emendamenti presentati adducendo l’abituale giustificazione della ristrettezza dei tempi che non consentirebbe un’ulteriore lettura dell’altro ramo del Parlamento, chiede all’Aula di valutare positivamente le proposte presentate, che apportano al provvedimento utili correzioni e non ne precludono la conversione in legge.