XIV legislatura
Seduta n. 683
Conversione in legge del decreto-legge 8 settembre 2004, n. 237, recante interventi urgenti nel settore dell’aviazione civile (3104)
Dichiarazione di voto.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, il presente decreto-legge nasce dalla necessità di adeguare le norme e il sistema italiano al regolamento quadro n. 549 del 2004 del Parlamento europeo e del Consiglio per l’istituzione del “cielo unico europeo”, che attribuisce competenze e funzioni di organizzazione del trasporto aereo.
Il regolamento europeo al quale il provvedimento si ispira stabilisce che ogni Stato membro individui al proprio interno una Autorità nazionale di vigilanza indipendente dai fornitori di servizi di navigazione aerea ed è proprio quello che il decreto-legge propone attribuendo all’ENAC, l’ente nazionale di aviazione civile, queste funzioni.
Pertanto, questa decisione proposta dal decreto è sicuramente positiva e tende a mettere ordine nel settore del trasporto aereo caratterizzato da numerose inefficienze e disordine, che non solo creano enormi disfunzioni nel servizio, ma che non garantiscono la sicurezza nel trasporto aereo.
Contestualmente va anche riconosciuto che il testo è assolutamente insufficiente a porre mano ad un riassetto serio, profondo e strutturale di tutto il settore del trasporto aereo.
Il tragico incidente aereo di Linate dell’ottobre 2001 in cui morirono 118 persone, il più grave che abbia colpito il nostro Paese, come ha accertato l’indagine parlamentare sulla sicurezza del volo, è stato determinato proprio da questo disordine e da queste gravi inefficienze e mancato coordinamento. ENAC, ENAV, società di gestione aeroportuali, vigilanza del Ministero delle infrastrutture determinarono un quadro generale di scoordinamento ed irresponsabilità che portarono – come ha riconosciuto la Commissione d’indagine – all’incidente di Linate.
Conclusa l’indagine sulla sicurezza del volo vi fu una ampia e condivisa discussione politica sulla necessità ed urgenza di una riforma volta al riassetto complessivo del trasporto aereo. Questa riforma, però, giace da tre anni alla Camera dei deputati senza che nessun testo abbia mai preso corpo, lasciando quindi il settore nelle croniche condizioni di inefficienza e insicurezza di allora.
È vero che il decreto-legge oggi al nostro esame istituisce e definisce l’Autorità di vigilanza sul trasporto aereo, ma questo è un aspetto minimale rispetto a quello che sarebbe indispensabile per la sicurezza dell’intero settore.
In Commissione trasporti qui al Senato abbiamo a lungo discusso di questi limiti e della necessità di una riforma complessiva; il dibattito è stato acceso e abbiamo ottenuto certamente alcune correzioni migliorative: per esempio, quando all’articolo 2, comma 3, si è stabilito che sia l’ENAC, sentito il gestore aeroportuale e gli altri soggetti (ENAV), ad adottare il regolamento di scalo ed il piano di emergenza aeroportuale. Si tratta di una correzione rilevante perché attribuisce ad un soggetto pubblico e non ad un gestore l’obbligo di elaborare ed adottare uno strumento di regolazione dello scalo.
Ribadiamo ancora il nostro voto non favorevole sul testo relativo alle disposizioni sulle gestioni aeroportuali perché se, da un lato, ha chiarito (in particolare nella discussione in Aula in queste settimane e in Commissione) che in futuro si andrà a gara per le concessioni che ancora non sono state assegnate, dall’altro, però, non incide in modo efficace sulla situazione in atto, che avrebbe richiesto invece una profonda riforma e un profondo azzeramento delle situazioni per porre davvero a gara molte gestioni la cui concessione è in essere. Quindi, da un lato è positivo che si prevedano dei vincoli, ma dall’altro c’è una mancata incidenza sul contesto reale nel quale ci troviamo.
Ancora una parola sulla questione della delega al Governo per la parte relativa all’aeronautica del codice della navigazione, che – voglio ricordarlo – è stata ridimensionata dalla discussione in Commissione, escludendo che il Governo possa per propria iniziativa e per delega porre mano al riassetto del settore, fare cioè quella riforma che il Parlamento, in questo momento la Camera dei deputati, non riesce a portare avanti, e la cui mancanza sicuramente rappresenta un vulnus ai nostri princìpi.
Si introduce, infatti, una delega all’interno di un decreto-legge, quindi un principio non condivisibile soprattutto sul piano costituzionale, anche se gli obiettivi generali di assegnazione al Governo della revisione del codice della navigazione sono appropriati, andavano inseriti all’interno di una legge ordinaria.
Nel complesso, il testo alla nostra attenzione ha subìto delle modifiche positive, ma rimane un testo limitato e non adeguato al fine di una strutturale riforma del settore del trasporto aereo.
Per questa ragione i Verdi dichiarano il loro voto di astensione sul provvedimento.