Il Sole 24 Ore
CONSIGLIO DEI MINISTRI – Approvato il Testo che accorpa le leggi su lavori pubblici, servizi e forniture – Tempi più brevi per l’accesso alla categoria. Nessuna decisione sulle attività «in house»
di Giorgio Santilli
ROMA – Il Governo ha varato ieri il Codice degli appalti pubblici: 257 articoli e 22 allegati che sostituiscono 29 leggi in materia di lavori pubblici, servizi e forniture.
Nel settore dei lavori pubblici le novità più rilevanti, anche se il Codice ha perso per strada gran parte delle norme dirompenti contenute nella prima proposta tecnica della «commissione De Lise» e nella prima approvazione del Consiglio dei ministri. Da allora sono stati approvati oltre duecento emendamenti, proposti in gran parte dal viceministro alle Infrastrutture, Ugo Martinat, a conti fatti il vero padre del codice. Molti emendamenti sono serviti anche per recepire il rigoroso parere espresso dalla commissione Ambiente della Camera.
Commenti e reazioni. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha esaltato ieri l’aspetto della semplificazione: «Dimezzeremo i tempi della spesa pubblica», ha detto con una valutazione che molti operatori considerano ottimistica. Il giudizio delle imprese è comunque positivo, dopo le modifiche introdotte: all’Ance (costruttori), ieri si è associato anche il giudizio positivo dell’Oice (società di ingegneria) proprio per le modifiche introdotte che ridanno trasparenza al settore della progettazione.
Per il ministro delle Politiche comunitarie, Giorgio La Malfa, «l’Italia è il primo Paese a recepire le direttive sugli appalti». Anche per il ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, si tratta di un «provvedimento storico».
Di tutt’altro segno il commento della Verde Anna Donati, per cui il provvedimento «resta incostituzionale per eccesso di delega». Conviene ricordare, anche in vista della firma del presidente della Repubblica, che pure le Regioni hanno espresso un parere fortemente negativo e che il Consiglio di Stato non ha mancato di sottolineare come questo dissenso crei un rischio di incostituzionalità per il provvedimento.
Non è escluso, quindi, che anche in questo caso, come già successo per il Codice ambientale, Ciampi possa muovere dei rilievi. Da segnalare, inoltre, che l’entrata in vigore sarà comunque lenta (60 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale) e darà la possibilità al nuovo Parlamento di intervenire in corsa.
Le novità. Restano nel Codice alcuni significativi aggiustamenti e accelerazioni di tendenze normative già in atto, mentre fanno l’esordio alcuni nuovi istituti recepiti dalle direttive europee 17 e 18 del 2004 che il Codice recepisce. Tra gli aggiustamenti più importanti: la definitiva marginalizzazione del «massimo ribasso» per le gare di lavori, a favore di criteri che accrescono la discrezionalità delle stazioni appaltanti (offerta economicamente più vantaggiosa); l’inserimento dell’esclusione automatica delle offerte anomale per le gare sotto i 5,2 milioni (a discrezione delle stazioni appaltanti); l’ampliamento delle possibilità di affidare con lo stesso appalto e alla stessa impresa progettazione e costruzione; la possibilità per i costruttori di realizzare opere di urbanizzazione primaria a scomputo direttamente, senza gara o in veste di promotore. Tra i nuovi istituti mutuati dalle direttive: le aste online, l’avvalimento, il dialogo competitivo e l’accordo quadro (si veda l’articolo in basso).
Vanno ricordati, infine, alcuni blitz mancati: l’ampliamento della fascia delle opere da affidare come lavori in economia e quindi senza gara; l’ampliamento delle trattative private anche nel settore delle progettazioni, per cui, anzi, l’emendamento Martinat porta ora a un accrescimento della trasparenza e della concorrenza, con il metodo della gara informale a cinque per i progetti di valore inferiore a 100mila euro.
La riunione del Consiglio dei ministri di ieri ha introdotto una sola modifica: lo stralcio dell’originario articolo 15, che poneva drastici paletti all’appalto in house. La norma consentiva questa forma di affidamento diretto e senza gara solo nel caso la società controllata dall’ente pubblico svolgesse «esclusivamente» attività per lo stesso ente proprietario. Una norma che non piaceva ad alcune società pubbliche, come per esempio Sviluppo Italia. L’alternativa presa in considerazione, di affidare senza gara alle società che svolgevano «prevalentemente» attività per l’ente proprietario, avrebbe invece allargato di molto la possibilità dell’appalto in house. Alla fine il Governo ha preferito non decidere, lasciando la giurisprudenza della Corte di giustizia Ue a definire i criteri di interpretazione.
LE MAGGIORI NOVITÀ
– Alternative a l massimo ribasso. Si amplia la possibilità di ricorso al criterio di aggiudicazione della offerta economicamente più vantaggiosa , con maggiore discrezionalità alle stazioni appaltanti nella scelta dell’appaltatore
– Opere a scomputo. Per le opere di urbanizzazione primaria, il nuovo Codice evita la gara, nonostante le indicazioni Ue : le opere sotto soglia (cioè sotto i 5,2 miliardi) potranno essere affidate direttamente al costruttore senza gara ; per quelle sopra soglia il titolare della licenza edilizia di costruire potrà proporsi come “promotore” del project financing
– Progettazione. Gli emendamenti Martinat hanno evitato l’ innalzamento della soglia n ella trattativa privata, da 10mila a 220mila euro, per gli affidamenti d ‘ incarico di progettazione. La soglia per la procedura negoziata è stata riportata a 100mila euro, con il nuovo obbligo di procedere a una gara informale almeno a cinque
– Appalto integrato. Si amplia i l tipo d ‘ appalto che consente di affidare allo stesso soggetto progettazione e realizzazione dei lavori
– Dialogo competitivo ( non per general contractor ) . Debutta l’istituto europeo del dialogo competitivo, che consente alle stazioni appaltanti di consultarsi con le imprese sul progetto prima di avviare il confronto sul prezzo. Sono esclusi da questa novità i general contractor e le opere della legge obiettivo