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Mobilità, infrastrutture, ambiente: la transizione giusta per la sostenibilità

Autostrade, passa la riforma Di Pietro

27 Ottobre 2006

Il Sole 24 Ore

Giorgio Santilli

Il maximenedamento porta solo una piccolissima correzione per l’emendamento Di Pietro sulle concessionarie autostradali: prevede che a esprimere il parere sugli «schemi di convenzioni unica» – prima del loro arrivo al Cipe e alle commissioni parlamentari – non siano le concessionarie autostradali, ma «le associazioni rappresentative delle società concessionarie», vale a dire l’Aiscat.
Per il resto, il testo dell’ex articolo 12 del decreto legge 262, ora inserito all’articolo 2 con i commi 82-89, resta lo stesso approvato già dalla commissione Bilancio.
Si tratta, in sostanza, della stessa norma su cui avevano espresso pesanti perplessità tutti i protagonisti della fusione Autostrade-Abertis: l’amministratore delegato di Abertis, Salvador Alemany Mas, il presidente di Schema28, Giuseppe Piaggio, il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro.
L’impianto della «concessione unica» – che rivedrà in un quadro organico la convenzione originaria, le modifiche successive e le correzioni indotte dal decreto legge – resta ancorato a due pilastri fondamentali. Il primo è di ordine tariffario: previsto «il riallineamento in sede di revisione periodica» delle tariffe «in ragione dell’evoluzione del traffico, della dinamica dei costi nonché del tasso di efficienza e qualità conseguibile dai concessionari».
È un ritorno a un meccanismo tariffario più tradizionale di quello previsto originariamente nel decreto legge: simile all’attuale price-cap, che tuttavia comporterebbe una verifica del livello tariffario sulla base degli investimenti realmente effettuati e del traffico effettivo, con un probabile esito di riduzione del livello tariffario. Il secondo pilastro è la procedura che porta al decadimento del concessionario, alla gestione straordinaria e temporanea dell’Anas e alla gara per la nuova concessione in due casi: qualora il concessionario dichiari espressamente di non voler sottoscrivere la «convenzione unica» e qualora l’intesa Anas-concessionario non si perfezioni entro un anno «per fatto imputabile al concessionario».
Si tratta dei due pilastri voluti da Di Pietro e contestati dall’Aiscat e da Autostrade.
Un terzo elemento rilevante del nuovo quadro di regole per le concessionarie autostradali è l’obbligo di sottoporre all’Anas i bandi di gara per lo svolgimento dei lavori e il divieto di partecipazione alle gare per gli appalti delle società «comunque collegate ai concessionari».
Rispetto al testo iniziale dell’articolo 12 sono state inserite due sostanziali novità che dovrebbero contribuire – questo è l’auspicio di Di Pietro – a evitare la procedura d’infrazione della commissione Ue sulla fusione Autostrade-Abertis (per cui una decisione di Bruxelles è attesa non prima dell’8 novembre). La prima è l’esplicita affermazione che «cessa di avere applicazione, a decorrere dal 3 ottobre 2006, la deliberazione del Consiglio dei ministri 16 maggio 1997»: si tratta della norma sulla base della quale era scattata la bocciatura alla fusione Autostrade-Abertis il 4 agosto scorso. La seconda variazione rispetto al testo del decreto legge è l’eliminazione del tetto del 5% per l’espressione dei diritti di voto dei costruttori-soci.
Al Senato il testo non dovrebbe cambiare anche se molti, anche dentro la maggioranza, spingono per non richiedere anche a Palazzo Madama la fiducia sul testo che oggi esce da Montecitorio.
In materia di infrastrutture, vanno segnalate due novità apportate al decreto. I fondi per il Ponte sullo Stretto andranno alle infrastrutture siciliane (70%) e calabresi (30%), ma anche alla difesa del suolo per il 10%. Salta invece la norma (articolo 13) che avrebbe consentito di accelerare le opere di dragaggio e scavo per i porti. Forte opposizione dei Verdi che, con la presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, Anna Donati, si sono detti comunque disponibili a concordare una norma da inserire in Finanziaria.

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