Mobilità, infrastrutture, ambiente: la transizione giusta per la sostenibilità

Nautica da diporto

13 Maggio 2003

XIV legislatura

Seduta n. 392

Discussione generale dei disegni di legge:
Disposizioni per il riordino e il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Muratori e Germanà; Perlini ed altri; Carli ed altri) (1956)

LAURO. – Norme per le imbarcazioni d’epoca e di interesse storico e collezionistico (237)

 PROVERA. – Norme in materia di nautica da diporto (536)

GRILLO. – Disposizioni per il riordino ed il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico (743) 

 CUTRUFO ed altri. – Provvedimenti di sostegno del settore della nautica da diporto e del turismo nautico (979)

DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, colleghe e colleghi, relatore e rappresentanti del Governo, questo provvedimento ha come scopo il sostegno allo sviluppo della nautica da diporto.

I Verdi ovviamente non sono contrari al fatto che ci sia un sostegno ad un’attività che coinvolge molti cittadini e che sicuramente rappresenta anche un aiuto economico per molte imprese, però ritengono che questo sostegno debba avvenire a due condizioni: in primo luogo che questa attività, che ha proprio nelle bellezze del paesaggio e nel piacere di stare al mare un elemento fondante di attrazione, sia essa stessa compatibile con l’ambiente che vorrebbe far apprezzare.

Noi siamo fortemente preoccupati del fatto che tutta la materia della portualità turistica sia stata inserita tra le opere strategiche e possa sottostare a meccanismi decisamente accelerati di realizzazione che potrebbero devastare gli stessi territori, le stesse aree costiere, gli stessi paesaggi che un corretto sviluppo della nautica da diporto intende valorizzare. Quindi, c’è un elemento di preoccupazione che dietro lo slogan, ormai usato anche pubblicamente, “una barca per tutti” si possa invece nascondere una devastazione costante di un territorio marino e di un territorio costiero, che già sono stati fortemente compromessi e che avrebbero bisogno soltanto di tutele e di amici che sappiano apprezzarli e valorizzarli per quello che sono.

Il secondo elemento che ci preoccupa riguarda il tema della sicurezza, nel senso che andare per mare non può essere un’attività che non tiene nella debita considerazione l’elemento della sicurezza, innanzitutto per chi possiede affitta o comunque sta su un natante, su una imbarcazione da diporto, ma più in generale per chi in mare semplicemente vuole trascorrere del tempo in modo gradevole.

A tale riguardo – ripeto – c’è un elemento di preoccupazione perché questo provvedimento a sostegno della nautica semplifica in modo deciso tutti i processi di autorizzazione, inclusa una serie di elementi relativi alla sicurezza. Il ragionamento è molto semplice: se si ha veramente come obiettivo lo sviluppo della nautica, il fatto che per mare, in futuro, vi sia un numero più consistente di natanti, di unità da diporto deve preoccuparci proprio in ordine alla circostanza che questo incremento, che questo affollamento – soprattutto in alcuni periodi dell’anno – di certi luoghi particolarmente attrattivi possa costituire un elemento di insicurezza.

Voglio ricordare – non ultimo, ma ha avuto molta risonanza – il caso del sub che nel Lago di Garda è stato, pur con tutte le boe di segnalazione e con tutti gli accorgimenti previsti dalla sicurezza, falciato da un motoscafo. Su questo incidente è in corso un’indagine della magistratura e sembrerebbe (uso il condizionale perché, ripeto, le indagini sono in corso) che esso sia avvenuto ad opera di un soggetto che aveva la patente nautica da pochi giorni e che evidentemente non aveva ancora quella destrezza, quella sicurezza necessaria per maneggiare mezzi che hanno comunque una loro pericolosità.

Quindi, se da un lato è giusto sostenere un provvedimento che assicura ai cittadini un accesso meno burocratico alla nautica da diporto, non crediamo che ciò debba avvenire a spese della sicurezza, soprattutto in previsione di un incremento di questa modalità d’uso del tempo libero.

Entrando più nello specifico del disegno di legge n. 1956 all’esame dell’Aula, voglio segnalare che il nuovo testo dell’articolo 12 della legge n. 50 del 1971, come sostituito dalla lettera f) del comma 1 dell’articolo 1, consente una minor cautela per quanto riguarda il certificato di sicurezza rispetto alla procedura vigente, che prevede visite periodiche alle imbarcazioni, incluse visite occasionali, per verificare se a seguito di danni o di modificazioni siano mutate le condizioni di sicurezza o di navigabilità. Il certificato di sicurezza, che attesta lo stato di navigabilità, è rilasciato, infatti, senza il meccanismo di controllo periodico attualmente previsto.

Sempre all’articolo 1, lettera g) (si tratta di uno dei punti cardine del provvedimento), si prevede una semplificazione delle procedure e dei documenti estesa anche alle imbarcazioni la cui lunghezza sia compresa fra i 7,5 e i 10 metri. Aver aumentato la dimensione dell’unità da diporto, prevedendo l’applicazione di questo sistema di semplificazione, che include anche la certificazione della sicurezza, ad unità con tali caratteristiche ci sembra problematico. Noi preferiremmo che almeno l’elemento della sicurezza non venisse ricompreso tra quelli oggetto di semplificazione, pur ammettendo l’ampliamento della metratura; diversi emendamenti da noi presentati vanno in questa direzione.

Nel nuovo testo dell’articolo 13 – come sostituito dall’articolo 1, lettera g) presente provvedimento – al comma 3, lettera a), vengono citati gli acquascooter che, come è noto, sono moto d’acqua, circolanti soprattutto d’estate, con una determinata potenza e pericolosità, che possono essere usate entro un miglio dalla costa. Il provvedimento tratta gli acquascooter allo stesso modo dei pattini, dei mosconi, dei pedalò e delle tavole a vela.

Ci sembra che questa considerazione unitaria rispetto, ad esempio, ad un pedalò, ad un pattino o ad un moscone non sia corretta ai fini della sicurezza, in quanto, purtroppo, in diverse occasioni durante l’estate abbiamo assistito ad incidenti che hanno coinvolto bambini e persone che facevano il bagno. Si è trattato di casi, sicuramente eccezionali, di giovani che utilizzavano in modo scorretto l’acquascooter a ridosso delle aree dove in genere si prende il bagno.

Abbiamo pertanto presentato un emendamento che tende ad introdurre una specifica regolamentazione e a definire un meccanismo di controllo e di autorizzazione diverso per gli acquascooter, in considerazione della loro evidente intrinseca pericolosità rispetto, ad esempio, ad un semplice pedalò.

Ancora, sempre ai fini dell’effetto di deterrenza che questo provvedimento deve pur contenere, non condividiamo il fatto che all’articolo 1, lettera m), venga depenalizzato il reato contestato a chi conduce un’unità da diporto senza la prescritta abilitazione.

Riteniamo che sarebbe importante lasciare comunque la previsione del reato sanzionabile quindi penalmente, almeno nel caso di unità da diporto con lunghezza superiore ai 24 metri. Stiamo parlando di vere e proprie navi, e ci sembra che guidarle senza la prescritta abilitazione prevedendo un illecito sanzionabile soltanto per via amministrativa e non penale non possa essere consentito. Diversi emendamenti che abbiamo presentato vanno appunto nella direzione di prevedere un effetto di deterrenza ai fini di un corretto uso di questi mezzi e per la sicurezza di tutti coloro che sono in mare, che utilizzano o sono ospiti in questo tipo di imbarcazioni.

C’è un altro tema che abbiamo discusso a lungo in Commissione e che è stato rinviato all’esame dell’Aula. Mi riferisco all’articolo 4, recante “Segnalazione delle aree dei parchi e delle riserve marine”, segnalazione che deve avvenire nel rispetto delle regole e delle norme internazionali di segnalamento.

Non possiamo che salutare in modo positivo il fatto che, proprio per evitare abusi, si vogliano segnalare in modo adeguato le aree protette, tuttavia riteniamo che vi siano alcuni elementi da chiarire. All’articolo 4 si parla in modo generico di aree marine protette entro le quali è vietata la navigazione. Queste aree – ovviamente per un’analisi più appropriata occorre considerare poi i casi specifici – sono molto estese e includono aree A, di riserva integrale, aree B, un po’ più accessibili e aree C, accessibili solo su autorizzazione.

Riteniamo che questa misura debba essere prevista obbligatoriamente soprattutto per le zone di riserva integrale in quanto non crediamo che un’estensione illimitata delle boe da allocare, le quali devono avere certe caratteristiche come la luminosità per essere visibili e quindi efficaci, sia opportuna. Un’estensione indifferenziata di queste boe nell’ambito marino potrebbe infatti avere – è una segnalazione che ci viene da Legambiente e dal WWF – un impatto paesaggistico negativo in aree che vengono tutelate proprio per la loro bellezza e biodiversità nell’interesse dell’ambiente e della collettività. Abbiamo pertanto presentato alcuni emendamenti che circoscrivono questo obbligo alle zone di riserva integrale.

Segnaliamo altri tre elementi che non vengono chiariti nel provvedimento. Innanzi tutto ci chiediamo a carico di chi tutto ciò deve avvenire. Voglio ricordare che le aree protette e le riserve marine hanno un deficit di risorse enorme per cui gravarle di ulteriori costi senza prevedere un adeguato finanziamento rischia di rendere difficile l’applicazione delle norme. Non esiste ancora un termine temporale entro cui l’adeguamento debba avvenire per cui sarebbe opportuno definirlo.

Infine, riteniamo che per definire l’esatta allocazione dei sistemi di segnalamento, pur nel rispetto delle disposizioni internazionali in materia, sia opportuna un’intesa con l’ente parco, che conoscendo quel territorio o quell’area marina, meglio può identificare una soluzione insieme a chi ha il compito di far rispettare la norma.

Vorrei ancora segnalare, al comma 2 dell’articolo 4 che, nel caso di area protetta marina non segnalata, chiunque affermi di non essere a conoscenza dei vincoli relativi a tale area è soggetto a una sanzione leggermente inferiore rispetto a quella prevista per le aree fuori dalla riserva.

Poiché in genere non viene ammessa l’ignoranza della norma, non mi sembra opportuno adottare questa disposizione che incentiva l’abuso. Proporrei, invece, di rivolgere agli amanti del mare, anche per quanto riguarda le riserve di aree marine, una campagna informativa con cartografie aggiornate che metta tutti in condizione di conoscere l’esatta dimensione dei vincoli cui le nostre riserve sono soggette; un atteggiamento che gli stessi proprietari dei natanti saprebbero apprezzare. Riteniamo che, in caso di ignoranza, un meccanismo che rende più lievi le sanzioni porti a un incremento degli abusi e quindi a una minore tutela di queste aree pregiate.

Desidero infine segnalare una questione che riguarda sempre la nautica da diporto riferita all’articolo 15, laddove si parla delle norme che devono essere abrogate a seguito dell’adozione del provvedimento in esame. Alla lettera a), comma 1, vengono abrogati una serie di articoli della legge n. 50 del 1971, fra cui l’articolo 3 il quale prevede che per realizzare un’unità da diporto attualmente sia indispensabile il certificato di costruzione da parte di un ingegnere nautico che deve certificare la congruità di questa tecnologia anche ai fini della sicurezza.

Sappiamo perfettamente che le norme europee impongono una serie di procedure e di certificati assolutamente sistematici e certamente anche sicuri, però non riteniamo che eliminare questa previsione sia utile per avere un prodotto che garantisca tutti circa la massima serietà e sicurezza. Se è pur vero che in genere si compra, si possono però anche manomettere o cambiare alcune parti dei natanti, come fanno gli appassionati del settore; quindi sarà bene che variazioni o realizzazioni artigianali abbiano comunque questo tipo di certificazione.

Infine, volevo segnalare un tema che – a mio avviso – è del tutto estraneo alla materia di cui stiamo discutendo. Mi riferisco all’articolo 6, comma 7, del disegno di legge in esame rispetto al quale vorrei segnalare l’incongruenza che una legge nazionale fissi la data di attivazione di attribuzioni già trasferite alla regione Sicilia.

Stiamo parlando di un provvedimento relativo al demanio marittimo che è già stato trasferito alla regione Sicilia, mentre nell’articolo in questione viene definita e specificata una sorta di termine entro cui questo esercizio è avviato. In realtà, dovrebbe già essere così e ci preoccupa trattandosi di attribuzione relativa ai beni del demanio marittimo e di regione Sicilia; l’evidenza dell’abusivismo lungo le aree costiere infatti dimostra che non c’è attualmente una buona gestione di quel patrimonio e riteniamo opportuno comunque specificare nuovamente che resta l’inalienabilità del patrimonio indisponibile.

Infine, anche l’Assoporti sottolinea che sarebbe opportuno escludere da tale trasferimento i porti sede di Autorità portuali. Conosco in parte la risposta, probabilmente è implicito già nel meccanismo identificato però una migliore specificazione metterebbe al riparo da futuri contenziosi in ordine all’esclusione di porti sede di Autorità portuali.

Queste sono le nostre osservazioni, che vanno nel senso di migliorare un provvedimento destinato a garantire la fruizione e l’accessibilità del mare, ma con il massimo di sicurezza sia per chi usa l’unità da diporto, sia per chi semplicemente vuole trascorrere delle ore al mare.

Da questo punto di vista il provvedimento ci sembra troppo semplificativo e riteniamo abbia bisogno di qualche correzione.


Seduta n.395
14 maggio 2003

Votazione finale 

DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, colleghi, i Verdi si asterranno su questo provvedimento perché, se da un lato ne condividono lo spirito, sono però fortemente preoccupati di due aspetti. Il primo è un aspetto più di carattere generale, il secondo invece attiene ad una questione specifica del provvedimento che stiamo votando.

Il sostegno e l’incentivo allo sviluppo della nautica da diporto, con tutte le semplificazioni, il riconoscimento del natante e dell’unità da diporto fino a 10 metri, sicuramente produrrà un effetto di incremento dell’accesso da parte dei cittadini a questo tipo di attività per il tempo libero e per lo svago. E ciò sicuramente ha delle caratteristiche in sé anche positive.

Vorremmo però ricordare che incrementare la nautica da diporto significa anche incrementare la realizzazione di porti turistici, che andranno sicuramente ad insistere su aree costiere, che, come sappiamo, in Italia sono già fortemente compromesse non solo da una forte urbanizzazione, ma anche da un livello di abusivismo e di pressione rispetto alla loro tutela decisamente inaccettabili.

Non siamo d’accordo perché in altra parte della normativa si è stabilito che la realizzazione di porti turistici, così come di attività portuali, potrà avvenire sulla base delle procedure della legge obiettivo secondo gli elenchi delle opere strategiche della legge Lunardi, quindi con un processo di ipersemplificazione che consente di non tener conto del parere del Ministro dell’ambiente, di non tener conto della valenza paesaggistico-territoriale di questi territori, escludendo gli enti locali.

Siamo dunque un po’ preoccupati, come è logico che sia, che un incremento eccessivo della nautica da diporto ed un maggiore accesso (come ama ripetere il presidente Grillo: una barca per tutti) si traducano in realtà in una pressione per cementificare le nostre aree costiere, e questo non può assolutamente vederci favorevoli.

Tra l’altro, si andrebbe proprio a danneggiare quel bene territorio, quel bene paesaggio, quel bene costiero che è l’oggetto stesso per cui la nautica da diporto viene appunto invocata ai fini della sua capacità di attrarre e di essere sostenuta e sviluppata. Quindi, dobbiamo trovare un equilibrio fra questa giusta esigenza di svago da parte dei cittadini e la necessaria tutela delle nostre coste assolutamente straordinarie e già troppo deturpate.

Il secondo elemento per il quale dichiaro il voto di astensione del Gruppo dei Verdi riguarda il fatto che non sono state accolte all’interno di questo provvedimento… (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente) …alcune abrogazioni in ordine a procedure di semplificazione riguardanti la sicurezza: intendo il certificato di sicurezza, intendo una diversa procedura di autorizzazione su questo versante.

Conosco perfettamente l’obiezione che viene mossa, cioè che tutte le imbarcazioni, è ovvio, saranno realizzate e messe in esercizio sulla base di direttive europee che prevedono assolutamente dei certificati e delle procedure di massima sicurezza, però non ci trova d’accordo la semplificazione che comunque viene attuata, ad esempio escludendo i natanti dall’obbligo di possedere questo certificato di sicurezza.

Per queste due motivazioni, una di carattere generale e una di carattere specifico, dichiariamo il nostro voto di astensione su questo provvedimento a sostegno della nautica da diporto.

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