XV Legislatura
Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 099
DONATI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, sono tra quelle senatrici e quei senatori che hanno sottoscritto appelli al Governo perché non concedesse l’insediamento della nuova base militare nell’area Dal Molin a Vicenza e che hanno consegnato al Governo, insieme al mio Gruppo, oltre 15.000 firme di cittadini vicentini contrari al progetto. Invece, il presidente Prodi ha annunciato che non si opporrà alla nuova base USA; questo non solo ha determinato una reazione molto negativa delle popolazioni interessate, ma pone anche a noi, coalizione dell’Unione, un grave problema di merito e di metodo al nostro interno.
Per ribadire le ragioni contrarie dei Verdi, dopo aver ascoltato – ovviamente – l’intervento del ministro Parisi, vorrei usare tre argomenti.
In primo luogo, il Governo sostiene che questa scelta è coerente con la politica estera e di difesa del nostro Paese. Ma quanto sta scritto nel programma dell’Unione per le nuove politiche di difesa indica una strategia diversa sulla questione basi militari. C’è scritto – leggo testualmente – che «in questo quadro reputiamo necessario arrivare ad una ridefinizione delle servitù militari che gravano sui nostri territori, con particolare riferimento alla basi nucleari. Quando saremo al Governo daremo impulso alla seconda conferenza nazionale sulle servitù militari… al fine di arrivare ad una soluzione condivisa che salvaguardi al contempo gli interessi della difesa nazionale e quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali».
Non solo questo non è stato ancora fatto, ma, con la scelta di Vicenza, il Governo va nella direzione opposta a quella invocata dal programma dell’Unione.
Allo stesso modo, dovremmo avviare un confronto sulla politica estera – c’è scritto nel programma – e sulle politiche di difesa nell’ambito delle alleanze internazionali, senza assecondare ciecamente una nuova base USA, che sembra essere una «postazione avanzata centrale delle nuove guerre contro Africa e Medio Oriente», mentre affermiamo di voler essere saldamente ancorati all’Europa.
Questa, e prevalentemente questa, è la ragione principale per i Verdi di opporsi alla nuova base USA, per contrastare la corsa agli armamenti e per lavorare attivamente ogni giorno a preparare la pace, contro tutte le guerre.
Secondo argomento. Tra le preoccupazioni forti della popolazione c’è naturalmente l’impatto urbanistico ed ambientale sul territorio di Vicenza e dei suoi dintorni: 60 ettari consumati e circa 650 metri cubi di nuovo edificato, che verrà costruito a ridosso del cuore di Vicenza. Preoccupazione naturalmente anche nostra, in quanto Verdi, e – abbiamo visto – in questo caso diventata, almeno a parole, anche quella di molti esponenti del Governo. Ma purtroppo, essendo un’area USA usata per scopi militari, nessuno strumento concreto è stato in grado di assicurare, almeno fino ad oggi, una valutazione ambientale accurata degli impatti diretti ed indiretti del progetto.
Ed allora, dato che il ministro Parisi il 26 luglio 2006 inviò a diversi senatori e senatrici (tra cui anche io) una lettera in cui assicurava testualmente che «il Governo intende riconsiderare con gli Stati Uniti il progetto nel suo complesso» ed approfondire le «problematiche relative all’impatto ambientale dell’insediamento, con particolare attenzione all’eventuale saturazione urbanistica ed ai possibili livelli di inquinamento», voglio chiedere: perché questa riconsiderazione e queste valutazioni non sono stati effettuati e perché comunque, in assenza di queste, il Governo Prodi ha dato ugualmente il via libera al progetto?
Abbiamo peraltro studiato accuratamente la normativa italiana ed europea in materia di valutazione di impatto ambientale, che esclude le opere di difesa nazionale da questo obbligo. Ma non crediamo che questa nuova base Usa possa essere ricompresa in tale categoria e quindi riteniamo dovrebbe essere sottoposta a VIA secondo le nostre procedure e secondo le direttive, che stabiliscono per insediamenti con queste caratteristiche una valutazione effettuata su scala regionale.
Su questo specifico punto, anche su questo, ci aspettiamo risposte dal Governo e facciamo presente che sarebbe anche un modo molto concreto per consentire a tutti i cittadini di poter partecipare e di avere l’opportunità di avanzare nelle sedi istituzionali le proprie obiezioni al progetto.
Vengo al terzo punto, delicatissimo: il problema del coinvolgimento delle istituzioni e delle popolazioni locali. Il ministro Parisi ha spiegato come il Governo – e lo ha ribadito anche in quest’Aula – abbia atteso un pronunciamento delle istituzioni locali con la richiesta di un parere formale: atto doveroso naturalmente, anche se vorrei sottolineare – se mi è permesso – che nel caso del Mose il Governo non abbia rispettato le richieste avanzate con eguale efficacia istituzionale dal Comune di Venezia.
Questa però è solo una battuta polemica. In realtà, il problema è che anche il Comune di Vicenza non autorizza l’opera sulla base delle ordinarie procedure urbanistiche (proprio per le sue caratteristiche strutturali); opera su cui come ho già detto non è stata effettuata una valutazione ambientale e su cui il Comune ha deciso proprio ieri di non effettuare un referendum proprio perché si ritiene «incompetente». E’ evidente il gioco dei rimpalli e delle responsabilità tra Comune e Governo, che ha esasperato e deluso i cittadini e devo dire anche noi.
Ma qui il centro-sinistra, e lo chiedo al «mio» Governo, dovrebbe mettere in campo la propria cultura e la propria storia – direi anche la propria differenza rispetto al centro-destra – in cui la partecipazione è un valore, in cui i referendum consultivi sono uno strumento di ausilio delle decisioni, in cui si cerca una sintesi tra interessi generali ed interessi locali, evitando di metterli in contrapposizione e scommettendo sull’intelligenza dei cittadini di capire e di distinguere. Penso sia proprio per questi valori che l’Unione di Vicenza si è schierata compatta contro il progetto ed adesso è stordita dalla decisione del Governo e dal metodo utilizzato.
Sono le stesse ragioni di metodo per cui abbiamo contestato la legge obiettivo per le grandi opere, che come Unione ci siamo impegnati a modificare. Penso, immagino, che con questa decisione il Governo ritenga evidentemente di interpretare la volontà della maggioranza del proprio elettorato; ma allora perché non consultare il proprio elettorato come già è stato fatto egregiamente con le primarie dentro l’Unione per la scelta del candidato Premier e vedere poi quali risultati emergono da questa consultazione?
Tornando ad un piano più squisitamente istituzionale, come naturale comprendo perfettamente i problemi politici che una decisione come questa comporta, per esempio su quale scala effettuare il referendum consultivo tra i cittadini o come pesare l’interesse locale con quello nazionale.
Sono problemi istituzionali molto delicati e difficili, ma il Governo, secondo i Verdi, ha il dovere di affrontare e dare risposte a tali quesiti, senza nascondersi in modo burocratico dietro ad un ordine del giorno del Consiglio comunale, che certamente ha il suo peso, ma che non risolve in alcun modo i problemi di partecipazione dei cittadini e di responsabilità propri del Governo.
Mi auguro – e lo spero ancora – che vengano date risposte a queste domande e vorrei concludere chiedendo ancora una volta, un’ennesima volta, al Governo di ripensare questa decisione, proprio in coerenza con quei contenuti e con quel metodo che, almeno per me, sono fondanti per la nostra coalizione dell’Unione. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, RC-SE e dei senatori Furio Colombo e Rame).