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Intervento in Commissione – indagine conoscitiva su situazione ANAS – Audizione Presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, lavori e forniture

25 Ottobre 2006

XV legislatura

Intervento in occasione dell’Audizione del Presidente Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, lavori e forniture, dr. Rossi Brigante

Ricordo che l’8ª Commissione del Senato ha avviato fin dal mese di luglio questa indagine conoscitiva al fine di comprendere meglio non solo lo stato gestionale e finanziario dell’ANAS, ma anche la situazione dettagliata relativa al sistema delle concessioni autostradali. In particolare, colgo l’occasione per chiedere al dottor Rossi Brigante informazioni sulla questione appalti e investimenti. Anche dalla documentazione recentemente inviata alla Commissione, che fa riferimento alle norme esistenti, sembra infatti che, circa il rispetto dei piani finanziari, vi siano ritardi piuttosto evidenti.

(…) Desidero anch’io rivolgere alcune domande al presidente Rossi Brigante e ai membri dell’Autorità qui presenti, associandomi anche ai ringraziamenti per la documentazione relativa alle segnalazioni effettuate dall’Autorità che ci è stata consegnata e che ci fornisce, almeno per quanto mi riguarda, degli strumenti di lavoro molto interessanti, soprattutto in vista di una discussione sull’articolo 12 del decreto-legge n. 262 del 2006, che dopo l’esame della Camera sarà sottoposto anche alla nostra attenzione; in tal senso, quindi, i dati forniti ci consentiranno di valutare tale provvedimento con maggiore proprietà.

Vengo ora rapidamente alle domande. La prima: abbiamo ricevuto segnalazioni relative alla Società Autostrade S.p.A. e ad altre otto concessionarie, per un totale di nove società, ma ci risulta che il numero delle concessionarie sia ben più alto. Leggo nella vostra documentazione che sono state certificate le valutazioni in ordine a quelle concessionarie che presentano i ritardi più rilevanti nella realizzazione degli investimenti previsti dai rispettivi piani economico-finanziari. La domanda è la seguente: avete intenzione di estendere questa segnalazione, anzi questo rendiconto – e sarebbe anche corretto farlo – a tutte le altre concessionarie? In tal modo, il Parlamento verrebbe messo nelle migliori condizioni di svolgere il proprio lavoro. Avevo gia` notato che alcune concessionarie non sono state oggetto della vostra attenzione: mi sembra di capire che «stanno meglio» rispetto a quelle di cui ci è stata fornita la documentazione.

La seconda domanda che intendo porre si riferisce alla questione delle concessionarie che, non essendo state scelte tramite gara, hanno l’obbligo di sottoporre a gara il 40 per cento dei lavori. Questo tema peraltro si ripropone per i contratti dell’Alta velocità ferroviaria, come ha stabilito un parere del Consiglio di Stato, e mi sembra che sia stato oggetto anche di una vostra valutazione in ordine al rispetto o meno di questa clausola contrattuale. Se non ho capito male, dalla vostra relazione si evince che alcune concessionarie non hanno rispettato questi vincoli normativi (non sono neanche contrattuali).

Mi piacerebbe sapere quali siano queste concessionarie e se la vostra Autorità, che ha il compito di vigilare sull’applicazione della cosiddetta legge Merloni, ha poteri di intervento, al di là del concedente (in questi casi FS o ANAS), in ordine al rispetto di queste normative. Purtroppo, c’è l’abitudine ad esprimere le valutazioni quando i fatti si sono già compiuti; forse dovremmo dotarci di strumenti per interferire con la realtà in divenire, altrimenti si interviene sempre troppo tardi.

Se non ricordo male, la società Autostrade, anche in ordine alla sua privatizzazione e alla proroga ventennale della concessione, deve rispettare alcuni vincoli: innanzi tutto, nell’azionariato non devono essere presenti soggetti costruttori; in secondo luogo, anche sulla base di una richiesta dell’Unione europea, avrebbe dovuto sottoporre a gara il 100 per cento dei lavori (un’apposita commissione e` stata istituita presso il Ministero).Vorrei sapere se la società Autostrade ha rispettato questo secondo vincolo.

Mi soffermo ora sul tema, a cui lei ha in parte accennato, delle proroghe delle concessioni. Vorrei conoscere la sua opinione su un aspetto molto delicato, che ritengo si riproporrà nei prossimi mesi. In ottemperanza alla cosiddetta direttiva Costa-Ciampi, sono state riconosciute diverse proroghe – anche robuste – di concessioni, sulla base di contenziosi in essere, mancati aumenti tariffari, perfezionamenti di atti mai avviati (penso alle opere per i Mondiali e Colombiadi). In sostanza, la somma di diverse situazioni che non si erano mai ricalibrate in ordine ai piani finanziari ha portato a proroghe delle concessioni molto ampie. Vi sono inoltre alcune quote di investimenti da realizzare immediatamente, con la clausola del subentro, secondo cui, per effettuare nuovi investimenti, si dovrebbe procedere comunque attraverso gare, per la scelta di concessionari di realizzazione e gestione, alla scadenza determinata dall’applicazione della direttiva Costa-Ciampi.

Nel mese di febbraio 2006, l’ANAS ha acconsentito, con nostra grande sorpresa, a prorogare per molti anni due concessioni autostradali: sto parlando della Serenissima Brescia-Padova SpA e della società Autocisa. Non voglio assolutamente entrare in polemica, ma desidero discutere con lei di questo argomento, che credo si riproporrà. Mi auguro che il problema venga risolto scegliendo il concessionario sempre attraverso una gara, ma questa è la mia opinione personale.

Se nel piano finanziario sono previsti degli investimenti, ciò comunque non costringe il concedente, l’autorità di vigilanza o il rappresentante dell’interesse pubblico a prorogare la concessione. Non è invece più corretto, rispettando rigorosamente la direttiva n. 93/37/CEE, mettere a gara il complesso della concessione, inclusi i nuovi investimenti che si intende operare?

Nell’ambito dell’ANAS, invece, è stata accettata l’interpretazione per cui, quando si hanno investimenti da effettuare, si può legittimamente accedere a proroghe che vanno da 23 a 30 anni. Se si va avanti così, a mio avviso, nel nostro Paese non si svolgeranno mai gare: è infatti sufficiente dimostrare che si devono effettuare investimenti (e tutte le concessionarie li prevedono nei rispettivi piani finanziari) per chiedere una proroga. Se la proroga viene concessa, significa che quanto meno la nostra generazione politica – ma anche istituzionale – non potrà più discutere seriamente se sottoporre o meno a gara queste concessioni. Si tratta perciò di precedenti molto delicati e perfino pericolosi, perchè è evidente che, se si concede la proroga in un caso, poi è difficile negarla a chi ha le stesse prerogative e gli stessi diritti.

Il tema ci ha appassionato molto anche quando abbiamo discusso sulla legge n. 166 del 2002 in questa Commissione, inserendo appunto quella clausola (se ricordo bene, fu il senatore Grillo a proporla) con cui si imponeva l’obbligo, ai soggetti che non avevano mai gareggiato, di mantenere il 40 per cento dei lavori sul mercato. Fu proprio questa Commissione che introdusse tale principio per conservare la vitalità del mercato, a fronte del tentativo di stabilire che ognuno fa in casa tutto ciò che vuole. Mi rendo conto che sono due temi sovrapposti – gare o affidamento in house e proroghe della concessione – però vorrei conoscere l’opinione dell’Autorità su questo punto, anche in ordine al rispetto delle direttive comunitarie e delle normative vigenti in Italia.

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