XV legislatura
Intervento in occasione dell’Audizione del ministro delle comunicazioni Gentiloni Silveri su caso Telecom
L’ordine del giorno reca le comunicazioni del ministro delle comunicazioni Gentiloni Silveri sul caso Telecom e le prospettive relative agli assetti proprietari dell’azienda.
(…) Voglio ricordare che in queste settimane il confronto al di fuori del Parlamento è stato molto approfondito, direi acceso; è quindi quanto mai opportuno che anche il Parlamento venga informato delle valutazioni del Governo e possa, nella propria autonomia, svolgere le proprie considerazioni.
Ritengo che sia dovere del Parlamento (e sottolineo che si tratta di un dovere) tutelare l’interesse generale, che nel caso Telecom è costituito dalla rete di telecomunicazioni, bene non replicabile, di cui deve essere garantito l’accesso a tutti gli operatori del servizio, nonché l’adeguamento tecnologico della rete affinchè in futuro si possano assicurare (per esempio, per la banda larga) servizi migliori e offerte più adeguate ed innovative, a servizio sia degli utenti che delle imprese. Credo che la nostra Commissione voglia conoscere l’opinione del Governo in particolare su questi profili.
(…) Questa Commissione, ed il Parlamento, hanno non soltanto il diritto ma anche il dovere di occuparsi di interessi generali. Tra questi, come ho affermato nell’avvio dei lavori, sicuramente rientrano, da un lato, la rete e, dall’altro, un problema di servizi ai cittadini e alle imprese che sono altrettanto connessi al funzionamento efficiente e ammodernato della rete.
(…) Penso che l’esposizione del punto di vista del ministro Gentiloni Silveri, a nome del Governo, renda estremamente chiara una posizione di grande equilibrio tra una forte attenzione alle regole e a un loro potenziamento e allo stesso tempo nessuna interferenza con dinamiche tra soggetti privati e di mercato che devono avere tutte le loro opportunità di evolversi. E’ una posizione nella quale mi ritrovo pienamente, anche se noto alcuni problemi, in particolare alcuni problemi di attuazione in ordine all’emendamento e ai tempi di approvazione.
Però anche questo tema sarà oggetto di un confronto che faremo quando i provvedimenti saranno sottoposti alla nostra attenzione; avremo quindi modo di valutare la portata di questa parte regolatoria molto rilevante, su cui si fonda tutta l’azione del Governo.
Passo rapidamente alle due domande. La prima questione è quella del canone Telecom. Telecom è una società privata che tra i propri introiti ha un canone che deriva dalla sua storia passata. Ricordo che, quando discutemmo il disegno di legge di riforma del riassetto radiotelevisivo, questo fu uno degli argomenti invocati fortemente dal centrodestra per stabilire il tetto del 10 per cento alla possibile espansione nel campo radiotelevisivo.
Si sosteneva, credo in modo anche motivato, che Telecom aveva un «vantaggio competitivo» grazie a questa certezza di introiti. Ritengo che una parte della nostra attenzione debba concentrarsi su questo aspetto. La domanda che rivolgo al Ministro è la seguente: qual è l’entità, in termini di introiti, della dimensione da canone di Telecom? Naturalmente immagino che esista una stretta correlazione tra canone e obblighi di mantenimento della rete per sé e per tutti gli altri operatori.
In secondo luogo, vorrei sapere se esiste un meccanismo di adeguamento del canone connesso ad un meccanismo di adeguamento degli investimenti. La parte collegata canone-investimenti ha degli strumenti di governo e di regolazione sui quali possiamo riflettere?
Per quanto riguarda la questione degli investimenti, se ho ben compreso attualmente l’Agcom ha aperto un tavolo con Telecom che sta lavorando in particolare su due aspetti: da un lato il tema della separazione, dall’altro quello degli investimenti. Se ho capito bene, c’è un ordine di grandezza – il Ministro poi potrà fornire chiarimenti – di circa 10 miliardi di investimenti da effettuare sulla rete per lo sviluppo della banda larga accessibile, che poi consente tutta quella innovazione di servizio ad esso correlata.
Mentre mi è molto chiaro come in ordine alla separazione, all’accesso a tutti gli operatori e agli obblighi di mantenimento della rete siano praticabili dei sistemi di regolazione, essendo il regime di autorizzazione e non di concessione e trattandosi di una società interamente privata, vedo un punto critico circa l’obbligo di investimento. Faccio una premessa politica: penso sempre che la strategia degli investimenti valga anche nel campo delle autostrade o degli investimenti ferroviari; dovrebbe essere una strategia che sta in capo al Governo che dovrebbe indicare, nell’interesse generale dei cittadini e delle imprese, a cosa servirebbe. Quindi, da questo punto di vista, voglio capire se il Governo ha una propria strategia e delle proprie richieste. Comprendo perfettamente che, essendo il soggetto interamente privato, il valore della rete adeguato e reinvestito resta in campo privato e quindi ben difficilmente può essere il soggetto pubblico ad investire; sarebbe piuttosto fuori luogo, anche perché stiamo parlando di settori che guadagnano e che hanno grandi potenzialità di mercato.
La domanda è la seguente: l’emendamento, e più in generale il sistema di regolazione sulla questione investimenti, assicura l’adeguamento della rete in capo ad un soggetto privato, chiunque esso sia (lo sottolineo)?
Questo rientra tra le esigenze generali di cui abbiamo assolutamente bisogno: una strategia pubblica in ordine agli investimenti e un sistema di rapporto pubblico-privato sugli investimenti che metta in determinate condizioni l’operatore (lo dico anche sulla base della nostra esperienza dato che la nostra Commissione a lungo ha dibattuto sulle concessioni autostradali).
L’operatore privato tende a rallentare gli investimenti, che hanno dei costi molto elevati, a fronte invece di favorire i propri investimenti sul servizio.
E’ chiaro che si tratta di sistemi diversi, però noto un aspetto critico non ancora completamente risolto.
(…) Mi sembra di poter concludere che questo lavoro in progressione anche oggi ha visto solo una tappa. Il Ministro ha già dato la sua disponibilità a ritornare in Commissione per affrontare sia il tema dell’introduzione del Wi-Max in Italia, sia la questione relativa all’UMTS; ho raccolto la sua disponibilità e la riproporrò all’Ufficio di Presidenza.