Domani in discussione al Senato il decreto Tremonti (DL 63/2002)
Un provvedimento che affossa la vigilanza statale sul patrimonio culturale e ambientale e che mira a mettere in mano ai privati le ricchezze del nostro Paese per reperire i fondi necessari alla realizzazione delle grandi opere. Questa la forte preoccupazione che ha spinto la senatrice mantovana dell’Ulivo Anna Donati a presentare, insieme ad alcuni colleghi dell’opposizione, un centinaio di emendamenti al DL 63/2002, il cosiddetto decreto Tremonti, che sarà discusso domani pomeriggio nell’Aula di Palazzo Madama.
“Gli emendamenti presentati propongono di escludere i beni del demanio e il demanio ed il patrimonio indisponibile dello Stato tra quelli che possono essere conferiti a Patrimonio SpA e Infrastrutture SpA. Sarebbe l’unico modo per evitare di ipotecare il nostro patrimonio storico monumentale ed ambientale. Penso alle tante città d’arte del nostro Paese, come Mantova appunto, – ha dichiarato la sen. Donati – ma anche al nostro immenso patrimonio ambientale che rischiano di essere letteralmente venduti attraverso il meccanismo della cartolarizzazione, per poter realizzare quelle opere strategiche, per le quali il governo non ha disponibilità di risorse finanziarie.”
“Il meccanismo proposto dal decreto Tremonti ha qualcosa di diabolico per gestire ed alienare l’intero patrimonio dello Stato e finanziare le opere pubbliche – continua e spiega la Donati – In primo luogo si costituisce la società Patrimonio SpA alla quale il ministero dell’Economia potrà conferire beni demaniali e del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato e la stessa società potrà effettuare anche operazioni di cartolarizzazione, ovvero la cessione a terzi di titoli di credito sui redditi, futuri ed incerti, del patrimonio statale. In secondo luogo, il decreto prevede l’istituzione di un’altra società, la Infrastrutture SpA alla quale, sempre su semplice decisione del ministro dell’Economia, la Patrimonio SpA potrà trasferire quei beni demaniali o indisponibili dello Stato per far cassa per la realizzazione delle infrastrutture.”
“A parte il fatto che sull’intera operazione prefigurata dal decreto, la Corte dei Conti ha già avuto modo di esprimere forti critiche per l’estrema pericolosità per le finanze pubbliche e per la trasparenza e la controllabilità dei bilanci dello Stato, – ha concluso la Donati – resta il pericolo che qualora lo Stato non fosse in grado di rimborsare le somme anticipate dagli istituti di credito, i beni potrebbero essere venduti con un’evidente perdita culturale e ambientale per l’intera collettività.”