XIV legislatura
Seduta n. 545
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, recante disposizioni urgenti in materia di tariffe postali agevolate per i prodotti editoriali (2705)
Discussione generale
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, vorrei sottolineare l’assenza del relatore. Gradirei quantomeno che in questa discussione egli fosse presente.
PRESIDENTE. Senatrice Donati, il senatore Pessina sostituisce il relatore, senatore Grillo, che purtroppo non è riuscito a prendere l’aereo che doveva portarlo a Roma.
DONATI (Verdi-U). Ne prendo atto, signor Presidente, ma nessuno ce lo aveva comunicato, per cui la cosa non era deducibile dalla semplice presenza del senatore Pessina.
Vorrei ora riflettere insieme ai colleghi presenti su questo provvedimento. Intanto è necessaria una premessa: si tratta di un provvedimento utile e positivo, perché se non si fosse provveduto attraverso questo decreto-legge tutto il settore sarebbe rimasto senza una normativa di riferimento per le agevolazioni postali.
Si tratta di settori molto rilevanti quali l’editoria, con la stampa quotidiana e periodica, ma anche tutto il mondo dell’associazionismo, enti e associazioni senza fini di lucro, sindacati, ordini professionali, nonché associazioni politiche locali, purché riconosciute dai Gruppi parlamentari.
Non c’è dubbio, quindi, che l’ambito di applicazione e il senso delle agevolazioni incluse in questo provvedimento siano importanti e positivi e sicuramente esso deve essere approvato, perché altrimenti metteremmo decine di imprese, di associazioni editoriali e di associazioni culturali in grandi difficoltà.
È necessaria una norma per sostenere, anche attraverso le agevolazioni postali, e non solo, le produzioni editoriali, le produzioni culturali, sociali ed associative; una norma positiva, dunque, a sostegno dell’associazionismo, della partecipazione e dell’informazione rivolta ai cittadini.
Analizzando, però, il testo del decreto-legge, vi sono alcune questioni aperte che il provvedimento non risolve e che sono destinate a restare irrisolte, considerato anche che, pur avendo sollecitato delle soluzioni in Commissione, e in tempi decisamente utili affinché il decreto potesse tornare alla Camera, esse comunque non sono state accolte.
Quali sono i punti che il provvedimento non risolve? Innanzitutto, le produzioni informative editoriali delle pubbliche amministrazioni. Infatti, tra le esclusioni all’articolo 2, punto i), c’è un riferimento specifico ai quotidiani e periodici delle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici, nonché ad altri organismi che sono ivi indicati.
Credo sia inutile sottolineare come in una società che dell’informazione, della comunicazione e del diritto dei cittadini ad essere informati ha fatto un punto di forza, considerandolo nell’ambito del rispetto delle regole e della democrazia, l’aver escluso gli enti locali da qualsiasi tipo di agevolazione ci fa apparire la norma come estremamente negativa. E questo proprio in un momento in cui i cittadini chiedono trasparenza e informazione e le amministrazioni spesso devono svolgere un ruolo informativo, come, ad esempio, le campagne di comunicazione su specifici progetti (penso alla raccolta differenziata, al mondo della scuola, ai servizi che la stessa amministrazione offre, ai sistemi di trasporto pubblico).
Sono molteplici le informazioni che un’amministrazione, un ente o società pubbliche devono trasmettere a tutti i cittadini, in particolare a chi usufruisce di quegli specifici servizi. Ebbene, l’esclusione degli enti locali da queste agevolazioni postali farà sì che vi sia una forte pressione affinché questo tipo di campagne informative non venga più fatto.
È vero che molte informazioni passano attraverso sistemi telematici, ma quando parliamo di grandi masse di cittadini che devono essere informate, il sistema postale ha ancora una sua notevole forza. Questo significherà meno informazione ai cittadini, soprattutto considerato che da almeno tre anni la legge finanziaria taglia regolarmente risorse agli enti locali in nome dell’efficienza della spesa, degli acquisti centralizzati, del Patto di stabilità, degli investimenti anche tramite la riorganizzazione della Cassa depositi e prestiti.
Se contestualmente al provvedimento si fossero previste misure a sostegno degli enti locali, una norma di esclusione si poteva anche comprendere, ma visto che accade esattamente l’opposto, ritengo sia grave che gli enti locali non vengano messi nelle condizioni di informare adeguatamente e in modo sistematico i propri cittadini.
Secondo punto critico. C’è stato segnalato – lo voglio ripetere anche in quest’Aula – che il dettaglio dei soggetti che potranno usufruire di queste agevolazioni postali non include istituti di patronato e di assistenza sociale, ovviamente secondo quanto stabilito e secondo le regole fissate dalla legge n. 152 del 2001.
Anche in questo caso, ci pare un’ingiusta esclusione rispetto ad altre tipologie che sono ammesse a queste agevolazioni fiscali. Voglio ricordare che vi è un mondo associativo e di assistenza ai cittadini che merita di essere sostenuto, proprio perché svolge una funzione sociale. Vi sono equivalenti associazioni, penso a quelle combattentistiche per esempio, alle quali queste agevolazioni vengono riconosciute; credo sarebbe giusto estenderle anche agli istituti di patronato e di assistenza sociale.
Vi è poi un terzo punto critico che il provvedimento non risolve, chiudendo semplicemente gli occhi. Sappiamo che nelle nostre realtà locali vi è una miriade di associazioni culturali e politiche di livello, appunto, locale che produce attività editoriali a costi ovviamente molto contenuti, spesso rivolte ai cittadini di quella specifica area cui il prodotto si riferisce. Tali associazioni costituiscono un elemento di partecipazione e di dialogo tra cittadini, quindi di democrazia.
Ebbene, questo provvedimento estende le agevolazioni postali soltanto alle associazioni locali o politiche, purché riconosciute da Gruppi parlamentari, o semplicemente alle associazioni culturali, purché siano ONLUS.
Si può comprendere una norma di forte restrizione in ordine al riconoscimento anche in modo centralizzato – sarebbe complesso costituire un albo di tutte le associazioni culturali e politiche locali – però credo che una disposizione che escluda completamente il sostegno e le agevolazioni postali non aiuti quella partecipazione e quei processi democratici che hanno una forte dimensione locale.
Infatti, se è vero che sul piano politico la partecipazione avviene su grandi temi e grandi eventi e con organizzazioni partitiche di livello nazionale, è altrettanto vero che la maggioranza dei cittadini partecipa a livello locale su questioni molto specifiche, che hanno spesso attinenza con la loro dimensione, i loro territori, le loro aspettative e con i servizi attesi, in un dialogo molto forte, spesso, con il mondo della politica e delle amministrazioni.
Pertanto, chiediamo di includere anche queste associazioni, fissando come vincolo il loro riconoscimento da parte degli enti territoriali: per evitare possibili speculazioni o abusi, è opportuno che vi sia comunque un riconoscimento pubblico, che però non può che essere di livello locale. Infatti, soltanto un’amministrazione che governa quel territorio è in grado di distinguere e selezionare le associazioni culturali e politiche ivi presenti senza escluderne o discriminarne alcuna ed evitando possibili abusi, ad esempio, da parte di associazioni che, pur spacciandosi per tali, potrebbero diffondere invece prodotti commerciali, e che sono giustamente escluse dal provvedimento in esame.
Sappiamo che questo decreto ha anche ripreso un articolo di un disegno di legge attualmente in discussione alla Camera. Tuttavia, il decreto non risolve il tema dell’associazionismo locale che non si è trasformato in ONLUS; personalmente ritengo che se tale tema non sarà risolto all’interno di questo provvedimento nelle prossime ore, dovrà comunque essere ripreso in una normativa che regoli l’intero sistema editoriale. Non credo infatti sia giusto, utile e nell’interesse collettivo escludere tutte le associazioni culturali, politiche e locali che hanno scelto di non trasformarsi in ONLUS.
Voglio ancora segnalare due piccole questioni. Il provvedimento all’articolo 1, comma 1, prevede che per l’anno 2004 l’entità delle agevolazioni resti quella definita dal decreto del Ministro delle comunicazioni del 13 novembre 2002; come ricorderete, il famoso decreto che aveva suscitato l’allarme sociale, culturale, locale e delle amministrazioni, in quanto aveva previsto una tale entità di restrizioni alle agevolazioni postali che moltissimi – penso ai sindacati e alle amministrazioni locali – erano stati esclusi.
Pertanto, richiamarsi per il 2004 a quel decreto con riferimento all’entità delle agevolazioni, mi sembra un modo per non aiutare soggetti che hanno bisogno immediato di queste agevolazioni fiscali, le quali invece, evidentemente, vengono pienamente assicurate solo a partire dal 2005.
Infine, un’altra questione puntuale – poi concluderò su una questione generale – è quella relativa alle risorse, cioè a quanto è previsto dall’articolo 2, comma 1, lettera b): mi riferisco alla delicatissima questione concernente l’esclusione di prodotti editoriali da queste agevolazioni.
Nel caso – leggo testualmente – “Sono esclusi (…) i periodici per i quali i relativi abbonamenti siano stati stipulati, a titolo oneroso, direttamente dai destinatari, per una percentuale inferiore al 50 per cento del totale degli abbonamenti”. In questo modo si escludono una serie di produzioni editoriali di piccole ma anche medie case editrici, che se non otterranno il 50 per cento di abbonamenti direttamente a carico del destinatario saranno escluse dalle agevolazioni.
A noi pare che introdurre una norma così rigida sia un modo per frenare produzioni editoriali che sicuramente devono avere una quota di abbonati, ma devono poterla ottenere gradualmente. Inoltre, non è detto che l’abbonamento debba essere sempre direttamente a carico del destinatario; infatti, l’editore può decidere di fare un’attività di promozione per cui gli abbonamenti, almeno per qualche tempo, potrebbero essere a carico del mittente; credo che chiunque di noi riceva simili proposte editoriali.
Così come è scritta, quindi, la lettera b) del comma 1 dell’articolo 2 ci sembra una misura che farà uscire immediatamente dal mercato alcuni prodotti editoriali (non sono in grado di dire quanti; certamente diverse tipologie di produzioni editoriali cosiddette minori ma comunque di rilevanza, di qualità) e pertanto non la condividiamo.
Crediamo infatti che l’obiettivo del provvedimento, a partire dal titolo, sia quello di estendere le opportunità, di sostenere quanti autonomamente, come piccole o medie imprese, tentano l’avventura editoriale, senza escludere nessuno. In questo modo, invece, si opera un’esclusione e lo si fa introducendo il limite del 50 per cento di abbonamenti che deve essere raggiunto direttamente a carico dei destinatari. Per questo motivo abbiamo presentato sul punto alcuni emendamenti.
Un’ultima considerazione, infine, riguarda le risorse. Il provvedimento in esame stanzia evidentemente delle risorse; riteniamo però che esse siano inadeguate a soddisfare la domanda, che è sempre crescente, sia pure prendendo atto che diverse produzioni si stanno trasferendo.
Spesso ci troviamo ancora di fronte ad un doppio regime, ma probabilmente la tendenza sarà quella di aumentare i prodotti che vengono distribuiti attraverso newsletter telematiche, attraverso Internet o attraverso sistemi a cui il cittadino avrà accesso senza dover ricevere un pacco postale.
Pur prendendo atto di questa positiva tendenza in atto, non dimentichiamo però che le nuove tecnologie assorbono solo una quota della produzione trasferita dalle vecchie tecnologie (così potremmo indicare i prodotti editoriali convenzionali); più concretamente, analizzandone la storia, esse tendono ad allargare la platea dei soggetti che trovano interessante e conveniente mandare delle informazioni ai cittadini.
Non è affatto assicurato, quindi, che i sistemi telematici determineranno una compressione della produzione editoriale cartacea. Essendo dunque in atto una fase di transizione, che – ne sono sicura – punterà soprattutto ad allargare le produzioni ma non a sostituire quelle cartacee, riteniamo che la quota di risorse debba essere incrementata.
Coerentemente con la nostra proposta di estendere le agevolazioni postali ad enti locali, istituti di patronato, associazioni culturali e politiche locali, riteniamo corretto ampliare con emendamenti la quota di risorse disponibili.
Ho letto gli atti parlamentari e so che nel dibattito alla Camera sono stati fatti tentativi in questa direzione, ma sono stati tutti respinti non solo perché i fondi per le coperture degli emendamenti erano indisponibili, ma anche perché la stima dell’incremento dei costi derivante dall’estensione delle agevolazioni è stata elevata.
Noi riteniamo invece che il fondo debba essere complessivamente ampliato ed equilibrato verso altri soggetti. Il provvedimento interviene positivamente anche se esclusivamente nell’ambito delle agevolazioni postali, mentre sarebbero necessarie altre norme agevolative a sostegno delle produzioni editoriali e culturali.
Mi auguro che nonostante i tempi molto ristretti per la conversione del decreto-legge vi sia ancora spazio per apportare correzioni; se ciò non sarà possibile, spero che le questioni rimaste aperte e irrisolte siano affrontate almeno nell’ambito della futura norma generale.
Seduta n.546
MARTEDÌ 24 FEBBRAIO 2004
Discussione articoli
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, illustrerò gli emendamenti 1.5, 1.2 e 1.6.
Con il primo chiediamo che vengano aggiunti all’elenco dei soggetti aventi diritto alle agevolazioni tariffarie per i prodotti editoriali anche gli istituti di patronato ed assistenza sociale di cui alla legge 30 marzo 2001, n. 152. Ci sembra infatti non accettabile escludere questi soggetti rispetto ad altri che hanno valori ed obiettivi equivalenti.
Con l’emendamento 1.2 chiediamo di aggiungere al citato elenco altresì gli enti locali, perché ci sembra che privarli della possibilità di inviare ai cittadini materiale informativo riguardante iniziative, campagne, nuovi servizi offerti e organizzazione dei servizi medesimi rappresenti esclusione eccessiva.
Allo stesso modo, con l’emendamento 1.6 prevediamo che abbiano diritto alle agevolazioni tariffarie postali anche le associazioni e le organizzazioni riconosciute dagli enti territoriali. Intendiamo così includere una miriade di associazioni culturali e politiche di livello locale che, ove non si fossero trasformate in ONLUS, non avrebbero più diritto a questo tipo di agevolazioni.
È vero che ci sono notevoli sistemi informativi a livello nazionale, ma è importante non deprimere o annientare questi soggetti, perché se li escludiamo molte associazioni culturali non saranno più in grado di dare informazioni ai propri associati a livello locale.
Naturalmente è impensabile che tutto ciò venga centralizzato; ritengo che gli unici soggetti che possano legittimamente riconoscere tali associazioni ed organizzazioni di carattere locale siano gli enti territoriali, che predisporranno appositi albi stabilendo modalità concrete di selezione al fine di evitare possibili abusi.
Questi sono gli emendamenti più importanti che abbiamo presentato all’articolo 1.
DONATI (Verdi-U). Insisto per la votazione, signor Presidente e colgo l’occasione per una breve dichiarazione di voto.
Signor Presidente, l’emendamento 1.2 si propone di estendere le agevolazioni postali agli enti locali. Come ho già avuto modo di dire anche durante la discussione generale, credo che il problema del dialogo diretto, non mediato dal sistema della comunicazione, tra amministrazioni locali e cittadini rappresenti un’esigenza crescente; quindi, escludere questa opportunità ci sembra negativo.
Aggiungo che nelle ultime leggi finanziarie sono stati apportati notevoli tagli ai finanziamenti degli enti locali sotto varie forme; quindi, è davvero ingiusto che non si concedano agevolazioni agli enti locali territoriali, mentre si continuano a tagliare, sotto varie forme, le risorse effettivamente disponibili.
Peraltro, vorrei ricordare che quando nacque l’esigenza di razionalizzare l’intero sistema delle agevolazioni postali stavamo parlando di un Ente poste, ora Poste Spa, che aveva dei conti davvero in disordine, per cui era giustificata l’esigenza di una razionalizzazione. Ora che questo processo, come ci informano i bilanci e le comunicazioni anche del Governo, è in sostanza compiuto, non si comprende perché anche gli enti locali non possano accedere a questo sistema di agevolazioni.
Se l’emendamento 1.2 non verrà accolto dall’Aula, credo che in futuro, nell’ambito più generale del provvedimento sull’editoria, dovremmo tornare a discutere anche di questo aspetto, perché gli enti locali hanno caldeggiato fortemente questa esigenza.
Anche per questa ragione chiedo che l’emendamento venga votato.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, l’emendamento 2.4 chiede di modificare l’articolo 2, al comma 1, lettera b), dove si chiarisce che i periodici, per i quali relativi abbonamenti siano stati stipulati, a titolo oneroso, direttamente dai destinatari per una percentuale inferiore al 50 per cento al totale degli abbonamenti, sono esclusi dalle agevolazioni postali.
L’effetto pratico di questa norma sarà un mancato sostegno alla piccola editoria che spesso fa delle campagne promozionali, pagando anche ai propri associati una serie di prodotti editoriali, ovviamente ponendone una quota in vendita. Escludere dai prodotti editoriali chi non ha almeno il 50 per cento degli abbonamenti è un deterrente.
Presso l’8a Commissione è in corso un’indagine sulla carta stampata ed abbiamo appreso che uno dei problemi tipici del nostro Paese è quello del mancato abbonamento, quindi della mancata fidelizzazione del soggetto lettore. Questo accade per diverse ragioni, non ultimo il fatto che un giornale ci viene consegnato in tempi troppo ritardati rispetto alla comodità di acquistarlo in edicola. Comunque anche questo diventa un sistema di freno allo sviluppo dei prodotti editoriali e dei quotidiani.
Ebbene, sostenere che per i periodici almeno il 50 per cento degli abbonamenti deve essere stipulato direttamente dai destinatari, a titolo oneroso, altrimenti il prodotto non può godere delle agevolazioni postali, rappresenta un forte disincentivo e una forte deterrenza per tutta quella media editoria che invece vive di un misto di produzione, vendite ed abbonamenti e che in questo modo dovrà aver una quota davvero molto rilevante di questi ultimi, superiore al 50 per cento.
Il mio emendamento prevede allora la soppressione delle parole “direttamente dai destinatari”. In questo modo le società editrici, assumendosi l’onere dell’abbonamento, possono fare promozioni rispetto ai propri associati oppure inviare gratuitamente un prodotto editoriale. L’obbligo, previsto dal testo, di dimostrare che l’abbonamento è a carico del destinatario è un ulteriore disincentivo alla diffusione di materiale editoriale soprattutto da parte delle piccole e medie imprese.
Non propongo l’eliminazione delle parole “a titolo oneroso”, bensì la soppressione del soggetto cui deve essere intitolato l’onere perché questo vincolo diventerà un deterrente davvero eccessivo. Vi è il rischio di far scomparire tutta l’attività editoriale cosiddetta minore che è comunque preziosa e meritevole di pari sostegno rispetto alla grande editoria del nostro Paese.
L’emendamento 2.0.100 prevede l’ampliamento del fondo comune cui fanno riferimento tutte le agevolazioni postali. Avendo proposto di estendere l’ambito di applicazione dei soggetti aventi diritto, dalle associazioni culturali locali ai comuni e ai patronati, mi sembra corretto e coerente ampliare le risorse effettivamente disponibili affinché l’aumento eventuale della platea dei beneficiari non comporti una riduzione delle agevolazioni. L’emendamento aggiuntivo alimenta perciò il fondo da cui saranno prelevate le risorse per la distribuzione delle agevolazioni postali.
Votazione finale.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, vorrei motivare l’astensione del Gruppo dei Verdi, stigmatizzando anche il metodo con cui è stato discusso questo provvedimento.
Si trattava di un decreto-legge motivato e giusto per evitare che terminasse ogni agevolazione dal 1° gennaio; l’utilizzo dello strumento del decreto-legge era pertanto giustificato.
Voglio però ricordare che la Camera ha avuto modo di discutere il provvedimento e che il testo è arrivato in tempi assolutamente utili affinché venisse discusso e modificato dal Senato e potesse poi tornare all’altro ramo del Parlamento. Il Governo e il relatore hanno invece scelto la strada di non accogliere alcun emendamento e questo, perdonatemi, pone un problema di merito.
Il fatto stesso che vi sia un testo che in prima lettura ovviamente non può essere definitivo e in seconda lettura risulta blindato (e credo che nelle prossime ore avremo modo di vederne alcuni altri in arrivo dalla Camera), per cui non viene data la possibilità di intervenire pur essendoci il tempo di farlo, significa introdurre un forte limite all’azione del Senato rispetto all’opportunità di migliorare i provvedimenti al proprio esame.
Il voto di astensione è giustificato dal fatto che, pur riconoscendosi al decreto-legge una sua utilità sociale e una sua copertura, che sicuramente costituirà per molte imprese editoriali, nonché per molte associazioni e sindacati, un incentivo, in quanto potranno godere di agevolazioni postali, tutto ciò comunque non basta.
Come risulta evidente da alcuni emendamenti da noi presentati, alcune associazioni specifiche, come gli istituti di patronato o gli enti locali, non saranno neanche in condizione di poter inviare ai cittadini, in un momento di finanza pubblica per loro davvero difficile, un bollettino informativo sui servizi, sui piani territoriali e su tutte le questioni che hanno attinenza con un’amministrazione locale, sia essa un Comune o una Provincia.
Il mancato accoglimento di alcune modeste correzioni al provvedimento (correzioni, però, importanti e sulle quali sono sicura torneremo in futuro a discutere) motiva il voto di astensione dei Verdi.
Concludo stigmatizzando nuovamente il metodo adottato. Il provvedimento è arrivato dalla Camera in tempi estremamente rapidi. Tenendo conto che la Commissione di merito ne aveva discusso più di due settimane fa e che si era registrata una sostanziale convergenza, come dimostra il fatto che fossero stati presentati trasversalmente alcuni emendamenti, ci sarebbe stato tutto il tempo per modificare il provvedimento e rinviarlo alla Camera per un’ultima lettura.
Dispiace che un testo che poteva concordemente vedere anche il nostro voto favorevole ed essere migliorato sia stato invece inutilmente blindato in un ramo del Parlamento.